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Santa Teresa di Gesù Bambino è la perfetta incarnazione del discepolo

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©Office central de Lisieux

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 01/10/20

Una sperduta monaca francese ha suscitato più missionari di moltissime altre strategie pastorali, perché ha saputo preparare il cuore di molte persone all’incontro con Cristo senza mai prendere il Suo posto.

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe perché mandi operai per la sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!” Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sodoma sarà trattata meno duramente di quella città”. (Luca 10,1-12)

“Il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”. C’è sempre qualcosa che precede Gesù, ed è la testimonianza dei suoi discepoli. Un cristiano dovrebbe avere come scopo proprio quello di preparare il terreno all’incontro con Cristo e mai sostituirsi a questo incontro. Una Chiesa che pensa di poter occupare il posto di Cristo non è autenticamente la sua Chiesa, perché una vera Chiesa fa crescere la nostalgia di Lui, prepara il terreno affinché possa essere accolto, ma non pensa di essere la risposta ultima alla domanda di senso che riecheggia nel cuore degli uomini. Solo Gesù è la vera e unica risposta a questa domanda. Noi abbiamo solo il compito di disseppellirla, di renderla possibile, di ravvivarla. È l’esperienza che capita, ad esempio, quando si legge il diario di Santa Teresa di Gesù Bambino che oggi festeggiamo. La testimonianza di questa piccola e straordinaria monaca carmelitana dischiude nei cuori di chi la legge, una nostalgia immensa di santità. Ella apre un piccolo varco, una piccola via, ed è proprio attraverso di essa che Gesù si fa spazio fino ad arrivare nella vita delle persone. Ecco perché Teresina di Liseaux è stata la perfetta incarnazione del discepolo descritto nel Vangelo: “io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada”. La maggior parte della sua vita, Teresa l’ha vissuta in famiglia e poi in clausura. Eppure il cuore missionario di questa donna ha attraversato in lungo e largo la Chiesa. Perché un discepolo sa di essere fragile come un agnello davanti a un lupo, ma sa anche che chi lo manda è più forte dei lupi, e per questo confida solo in Lui e non in strategie o cose materiali. Una sperduta monaca francese ha suscitato più missionari di moltissime altre strategie pastorali, perché ha saputo preparare il cuore di molte persone all’incontro con Cristo senza mai prendere il Suo posto.
Luca 10,1-12

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