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Come San Girolamo faceva fronte ai suoi accessi d’ira

SAINT JEROME

Domenico Ghirlandaio | Public Domain

Philip Kosloski - pubblicato il 30/09/20

Il santo era noto per il fatto di non avere freni e di esprimere commenti furiosi, ma il suo pentimento lo ha salvato

L’ira è un sentimento, e in sé non è peccaminosa. È perfino possibile che possa spingerci a fare qualcosa di eroico e a sostenere chi viene perseguitato.

È molto più semplice, però, permettere che ci consumi, e allora le nostre parole non riflettono più la fede cristiana che professiamo.

San Girolamo lo sapeva fin troppo bene, visto che era ampiamente noto per i suoi accessi d’ira. Non ne andava fiero, e spesso si pentiva delle parole che pronunciava subito dopo averle dette.




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Le azioni della gente potevano facilmente farlo infuriare, e i suoi dibattiti con altri studiosi erano piuttosto accalorati.

Perché allora è stato canonizzato se era una persona così irosa?

Papa Sisto V vide un dipinto in cui San Girolamo teneva in mano una pietra e commentò: “Fai bene a portarla, perché senza di questa la Chiesa non ti avrebbe mai canonizzato”.

Il Pontefice si riferiva alla pratica di Girolamo di colpirsi con una pietra ogni volta che veniva tentato, o in riparazione per i suoi peccati. Sapeva di non essere perfetto, e spesso digiunava, pregava e implorava la misericordia divina.

“Trovandomi abbandonato al potere di questo nemico mi sono gettato nello spirito ai piedi di Gesù, lavandoli con le mie lacrime, e ho domato il mio corpo digiunando per intere settimane. Non mi vergogno di rivelare le mie tentazioni, ma mi addolora il fatto di non essere adesso quello che ero allora. Spesso trascorrevo giorno e notte piangendo, singhiozzando e battendomi il petto finché non tornava la calma desiderata. Temevo la cella in cui vivevo, perché era testimone dei suggerimenti malvagi del mio nemico, e quando ero arrabbiato e pieno di severità nei confronti di me stesso mi addentravo da solo nelle parti più segrete della foresta, e se scoprivo una valle profonda o una roccia scoscesa ne facevo il luogo della mia preghiera, e poi vi gettavo questo miserabile sacco del mio corpo”.

Oltre a questi tormenti fisici che si infliggeva, San Girolamo si dedicava anche allo studio dell’ebraico, per mettere a tacere le tante tentazioni che lo assalivano.

“Quando la mia anima era infiammata dai cattivi pensieri assoggettavo la mia carne, diventavo l’allievo di un monaco che era stato ebreo per imparare da lui l’alfabeto ebraico”.

San Girolamo ha lottato contro la rabbia per tutta la vita, ma ogni volta che cadeva gridava a Dio e faceva tutto ciò che poteva per migliorare il suo modo di parlare.




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Possiamo imparare dall’esempio di San Girolamo ed esaminare la nostra vita, soprattutto se siamo inclini alla rabbia. Ci pentiamo di questa rabbia che fa male agli altri? Oppure siamo orgogliosi, non disposti ad ammettere di aver commesso un errore?

A separarci dai santi non sono i nostri errori, ma la capacità di chiedere perdono a Dio e agli altri. Se lo facciamo, abbiamo molte più cose in comune con i santi di quanto potremmo immaginare.

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