L’infezione da nuovo Coronavirus può causare, tra le altre cose, febbre, tosse e dolori muscolari. Ecco cosa bisogna tenere d’occhio.Uno dei compiti dei genitori, in vista della ripresa delle attività scolastiche ( e ora ad attività ormai iniziate, Ndr), sarà quello di misurare la temperatura dei propri figli la mattina prima di accompagnarli a scuola. Questo è molto importante perché con la febbre – e quindi con una temperatura superiore ai 37,5°C – bambini e ragazzi non potranno entrare in classe e dovranno rimanere a casa. Infatti, uno dei primi campanelli d’allarme è appunto la febbre: un bambino che ha la febbre potrebbe avere il COVID-19.
I sintomi possono comparire dai 2 ai 14 giorni dopo il contatto con una persona infetta. Possono manifestarsi con febbre superiore a 37.5°C o con almeno uno dei seguenti sintomi:
Sono stati segnalati altri sintomi meno comuni, compresi sintomi gastrointestinali come nausea, vomito o diarrea. Alcuni pazienti hanno subìto la perdita del gusto o dell’olfatto. In ogni caso la febbre oltre i 37,5°C, che non scende nemmeno con gli antipiretici, è il primo campanello d’allarme. A seguire, abbiamo la comparsa di tosse secca di solito stizzosa, insistente e senza catarro. I primissimi sintomi dell’infezione da nuovo Coronavirus sono molto simili a quelli dell’influenza stagionale. Tosse, febbre e dolori muscolari sono presenti in tutte le malattie causate dai virus respiratori. Tra l’altro, nel periodo dell’influenza stagionale, è molto frequente il contagio a scuola, soprattutto tra i più piccoli, perché i bambini si trovano a convivere negli stessi ambienti per molte ore. In genere, nell’influenza si ha la comparsa improvvisa e rapida di febbre oltre i 38°C con almeno un sintomo generale (malessere e spossatezza, mal di testa, e dolori muscolari) e almeno un sintomo respiratorio (tosse, mal di gola e respiro affannoso). In sostanza, è impossibile distinguere i sintomi del COVID-19 da quelli dell’influenza. L’unico modo per avere una diagnosi certa di COVID-19 è sottoporsi al tampone.
Come comportarsi in caso di contatti sospetti
Se si sospetta che il bambino sia entrato in contatto stretto con un caso confermato o probabile di COVID-19 nei 14 giorni precedenti la comparsa dei primi sintomi, è importante che rimanga a casa e che contatti il proprio pediatra, che identificherà i sintomi e potrà far eseguire i test necessari, in particolare il tampone naso-faringeo. Successivamente è fondamentale rintracciare la sua rete di contatti: compagni di classe, insegnanti, tutti coloro con cui il bambino è venuto in contatto. Per caso probabile si intende:
• una persona che vive nella stessa casa di un infetto da COVID-19;
• una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un infetto da COVID-19 (per esempio gli ha stretto la mano);
• una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso di COVID-19 (ad esempio ha toccato a mani nude fazzoletti di carta usati);
• una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso di COVID-19, a distanza minore di 1-2 metri e di durata maggiore di 15 minuti, senza mascherina;
• una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso di COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 1-2 metri senza mascherina.