Presentata a Roma l’iniziativa indipendente, sorta in piena riforma voluta da Papa Francesco. Il suo fondatore, Antonio Sánchez Fraga, ci svela obiettivi e serviziNel giorno dei tre arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, è nato a Roma l’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici, iniziativa indipendente per comunicare e promuovere una gestione responsabile del patrimonio immobiliare della Chiesa.
In particolare, l’Osservatorio si prefigge di dare un contributo concreto nell’evitare scandali riguardanti la gestione del patrimonio degli enti religiosi ed ecclesiastici.
Per capire meglio questa iniziativa, che sorge in un momento strategico della riforma voluta da Papa Francesco, Aleteia.org ha intervistato il fondatore, Antonio Sánchez Fraga, amministratore delegato del “Rinascimento Group”, direttore di “Finanza Etica ed Enti” della Banca del Fucino.
Come è nata l’idea dell’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici?
Antonio Sánchez Fraga: Questa nuova iniziativa nasce per amore verso la Chiesa. Il progetto è il frutto maturo di oltre 25 anni di esperienze che mi hanno permesso di acquisire una visione piuttosto ampia della missione, dell’organizzazione e delle dinamiche patrimoniali della Chiesa e degli enti che appartengono ad Essa. Si tratta anche di un’occasione per esprimere la mia personale riconoscenza per il dono della formazione ricevuta proprio nell’ambiente cattolico. Ho avuto l’intuizione di voler riunire un nucleo di persone con una preparazione interdisciplinare e con un background internazionale per costruire quel necessario punto di incontro tra il mondo laico e quello religioso. Collaboreremo per creare nuovi percorsi formativi che ci permetteranno di poter contare su professionisti capaci di sostenere la missione della Chiesa con competenza, passione e responsabilità. Siamo già impegnati in un dialogo positivo con l’intera società contribuendo a promuovere una cultura e un’informazione corretta sui temi patrimoniali ecclesiastici.
La formula: Conoscenza, Competenza e Collegialità.
Il rapporto Chiesa-proprietà è stato complicato dal tempo dei primi cristiani. La storia della Chiesa è piena di casi scandalosi nell’uso ed abuso di ricchezze ma anche di atti di carità unici. Come è possibile evitare nella gestione del patrimonio l’uso indebito o egoista di beni che fanno parte del bene comune?
Antonio Sánchez Fraga: Il modello proposto è costituto da tre pilastri: Conoscenza, Competenza e Collegialità. Potrei definirla come una vera e propria formula che, in italiano e in spagnolo, si riassume facilmente nelle “3C”. Sono tre requisiti interconnessi ed essenziali per consolidare la tutela ed il controllo affinché il patrimonio non venga gestito attraverso dannosi personalismi. Dobbiamo infatti ricordare che gli enti religiosi ed ecclesiastici vanno oltre la durata terrena della vita delle persone che li rappresentano temporaneamente. Conoscenza, Competenza e Collegialità devono poi essere messe al servizio della missione della Chiesa perseguendo anche le singole finalità ed interpretando i molteplici carismi degli enti religiosi. Creare una cultura di sana gestione rimane comunque un fattore indispensabile.
Ogni tanto i media riferiscono di scandali nella gestione del patrimonio ecclesiastico. Molti laici, ed anche con motivo, rimangono perplessi o confusi. Cosa direbbe Lei ad una persona che è stata comprensibilmente scandalizzata da questo tipo di notizie?
Antonio Sánchez Fraga: Nutro profonda comprensione ed esprimo vicinanza per tutti coloro che soffrono perché indignati da casi desolanti che coinvolgono l’amministrazione del patrimonio ecclesiastico. Gli abusi sui minori e la cattiva gestione dei beni sono i temi che provocano le ferite più dolorose nel Popolo di Dio. In questo scenario, dobbiamo continuare a credere nella forza profetica delle parole di Gesù. La Chiesa non soccomberà mai. Impegniamoci quindi con fiducia e spirito creativo nell’evitare scandali. L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici potrà infatti fornire un contributo decisivo in ottica preventiva ma anche nella divulgazione di luminosi esempi che riguardano operazioni realizzate grazie alle donazioni dei fedeli, casi di investimenti finanziari etici, casi di valorizzazione di opere d’arte e casi di gestione virtuosa di beni ecclesiastici in generale.
Non vogliamo arrenderci davanti ai casi di cattiva gestione e, al contrario, intendiamo reagire in maniera propositiva e decisa per indicare vie e modelli percorribili che possano concretamente lasciare traccia aiutando la Chiesa.
Non vogliamo arrenderci davanti ai casi di cattiva gestione
Papa Francesco è intervenuto in qualche occasione per offrire la sua guida nel campo dei beni della Chiesa. Quali sono le sue indicazioni fondamentali?
Antonio Sánchez Fraga: Sin dall’inizio del pontificato e con molta determinazione, il Santo Padre si è impegnato per perseguire efficienza, serietà e trasparenza trovando molte resistenze nel contrastare gestioni di carattere personale che alimentavano i privilegi di un clericalismo curiale ancora radicato e capace di ostacolare, rallentare e depotenziare alcune decisioni.
C’è infatti una dannosa mentalità clericale che considera i beni ecclesiastici come una prerogativa connaturata alle singole persone scadendo facilmente anche in quell’abuso di potere personale che ha scandalizzato più volte i fedeli. Papa Francesco ha poi preso vigorosi provvedimenti ed è intervenuto tantissime volte. Sono ottimista perché negli ultimi mesi ci sono state nomine di persone molto competenti che stanno lavorando con grande discrezione ed efficacia per attuare i cambiamenti che il Popolo di Dio chiede con vigore e forza.
Papa Francesco si è impegnato per perseguire efficienza, serietà e trasparenza trovando molte resistenze…
Cosa traete come insegnamento dalla Laudato Si’?
Antonio Sánchez Fraga: Consideriamo la Laudato Si’ come un regalo che la lungimiranza del Santo Padre ha voluto farci. E’ un documento estremamente importante e molto pratico perché ci ha insegnato concretamente che non è possibile immaginare un modello economico senza fare i conti con la sostenibilità ambientale. Inoltre, l’economia di Francesco ci ha aiutato a raccogliere le sfide nel ripensare il nostro lavoro in ottica sociale per una cura migliore della Casa Comune. Non dobbiamo fare l’errore di considerarla semplicemente un testo per una fruttuosa meditazione. Si tratta di una vera e propria chiamata all’azione per tutti noi.
Assistenza per le persone che all’interno della Chiesa svolgono ruoli di amministrazione, gestione, tutela e conservazione dei beni ecclesiastici.
Quali sono i servizi più importanti, a livello pratico, che vuole offrire il vostro Osservatorio?
Antonio Sánchez Fraga: Offriamo soluzioni e assistenza per le persone che all’interno della Chiesa svolgono ruoli di amministrazione, gestione, tutela e conservazione dei beni ecclesiastici. Gli strumenti più importanti sono finalizzati a migliorare la conoscenza del patrimonio implementando tecnologie innovative per censire adeguatamente il patrimonio senza trascurare lo stimolo che ci è fornito da quelle buone pratiche internazionali che vengono anche da operazioni laiche ma che possono calarsi nelle situazioni concrete che riguardano la Chiesa. Siamo aperti al dialogo con il mondo accademico per compilare e divulgare ricerche specifiche che, anche attraverso l’utilizzo delle piattaforme social, possano sensibilizzare i giornalisti e gli operatori dell’informazione sulla composizione, finalità ed utilizzo dei beni ecclesiastici.
Prevenire ogni forma di personalismo nella gestione dei singoli patrimoni degli enti ecclesiastici.
Tutti possono capire le due prime “c” del vostro stile di lavoro: “conoscenza”, “competenza”. La terza “c” è più sorprendente: “collegialità. Che vuol dire? Perché è così importante per voi?
Antonio Sánchez Fraga: E’ un aspetto nel quale crediamo molto. La Chiesa ed il diritto canonico sono permeati di collegialità e sinodalità. Vogliamo dare un contributo affinché gli organi decisionali incrementino l’adozione di processi di discernimento in grado di evitare e prevenire ogni forma di personalismo nella gestione e nell’amministrazione dei singoli patrimoni degli enti. Bisogna decisamente cambiare approccio perché troppe volte sono state lasciate persone sole al comando. Sono stati commessi errori gravissimi da chi ha pensato solamente al proprio interesse. L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici promuove meccanismi di controllo e di tutela che si accompagnano ad un modo di lavorare che esclude ed isola ogni pericoloso protagonismo.
Ci sono congregazioni religiose con poche vocazioni e con membri di etá media molto elevata. Alcune di queste realtà si pongono la possibilità di vendere immobili: vecchi monasteri, conventi, ecc. Qual è il consiglio o servizi che li potete offrire in questa situazione delicata ed alle volte pure dolorosa? Quali criteri si devono rispettare in questi casi?
Antonio Sánchez Fraga: La mia esperienza professionale è proprio focalizzata su questi aspetti. Fondando l’Osservatorio sento sempre più forte la responsabilità di collaborare attivamente per intervenire in operazioni tanto particolari quanto attualmente diffuse.
Ci sono diverse esigenze che sono legate a un patrimonio immobiliare che, specialmente in Europa, è spesso poco funzionale alle finalità e può essere messo a reddito o trasformato al fine di reperire risorse economiche per garantire un’adeguata assistenza ai membri più anziani delle congregazioni stesse ma anche per aprirsi a nuove necessarie iniziative lì dove ci sono nuove vocazioni: Asia, Africa e America Latina.
Ogni vicenda specifica ha le proprie peculiarità ma, in ogni caso, le esigenze di tutela e conservazione del patrimonio devono essere contemperate con una intelligente gestione dinamica anche del “patrimonio stabile” per utilizzare correttamente le risorse e perseguire una missione realmente universale e quindi pienamente cattolica.
Aiutiamo gli enti ecclesiastici a trovare soluzioni per poter valorizzare il loro patrimonio.
Ci sono anche monasteri e conventi che offrono servizi di accoglienza a pellegrini, spazi per momenti di calma o ritiro spirituale, o anche di turismo religioso. Offrite anche aiuto a queste realtà?
Antonio Sánchez Fraga: Sicuramente. Aiutiamo gli enti a trovare soluzioni per poter valorizzare il loro patrimonio. Le strutture ricettive rivestono un ruolo strategico per l’irrinunciabile accoglienza che, da secoli, caratterizza la Chiesa nell’ospitare i pellegrini e, andando oltre, anche per rispondere alle nuove esigenze di accoglienza di immigrati e rifugiati. L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici fa ricerca ed innovazione promuovendo modelli di turismo sostenibile a livello economico, sociale ed ambientale che rispecchino coerentemente quei percorsi virtuosi che la Laudato Sì ha sapientemente tracciato.
Cosa rispondete a chi vi dice che l’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici è un’attività di PR per agenti che lavorano direttamente nel mondo immobiliare in rapporto professionale con membri della Chiesa?
Antonio Sánchez Fraga: Siamo molto trasparenti e chiari. L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici è un marchio registrato, totalmente indipendente e non ha finalità di lucro. Possono essere commissionati specifici servizi tra i quali spicca la possibilità di eseguire indagini e ricerche su ogni aspetto legato al patrimonio ecclesiastico. Da parte mia, nel corso degli ultimi tre decenni ho sempre operato in questo settore e non ho la necessità di promuovermi o di dovermi reinventare. Ho voluto fortemente questo progetto e le società del mio Rinascimento Group non si sono tirate indietro nel supportarlo e finanziarlo ma confido nel fatto che l’Osservatorio sarà sostenuto – nel prossimo futuro – da chiunque creda, come noi, che quella “corresponsabilità dei laici nella Missione” prevista dal Concilio Vaticano II sarà determinante per il futuro della Chiesa. La porta è aperta.
Più informazione su https://osservatoriobeniecclesiastici.org/