In passato c'era consenso su chi siamo e a cosa serviamo, ma questo ha poi iniziato a cambiare, soprattutto nel XX secolo
In tutto il mondo, gli scrittori sono preoccupati per l’impatto dei social media sull’identità personale, e i filosofi disposti a scrivere su personalità e identità personale stanno guadagnando parecchio.
Da un lato le imprese altamente tecnologiche dicono di proteggere la nostra identità, all’estremo opposto gli immigrati stanno cercando di capire chi sono quando lasciano la loro terra natale.
Il fatto è che la nostra confusione su chi siamo è un notevole fattore di stress nella nostra vita.
In passato c’era consenso su chi siamo e a cosa serviamo, ma questo ha poi iniziato a cambiare, soprattutto nel XX secolo. Il vescovo Robert Barron ha pronunciato un intervento magistrale su come il pensiero di importanti figure filosofiche abbia portato ai titoli di oggi. Nel corso del cammino, mostra come perdere la fede in Dio ci faccia dimenticare chi siamo.
Friedrich Nietzsche ha detto “Dio è morto”, e poi ha indicato le conseguenze dell’assenza di Dio. Senza di Lui non c’è fondamento per la verità oggettiva, e dobbiamo affermare le nostre verità con la forza della volontà. Jean-Paul Sartre ha portato Nietzsche un passo avanti, dicendo che ciascuno decide cos’è, e nessuno può criticare la persona che scegliamo di essere.
Anche se le grandi menti di Nietzsche e Sartre possono aver ritenuto una fonte di liberazione il fatto di affermare la propria volontà sull’universo, questo lascia la maggior parte di noi esausta o perduta.
Papa Francesco indica che la fede offre un cammino migliore. Secondo il Pontefice, il Libro della Genesi racconta storie sulla nostra origine e ha cose forti e profonde da dire sulla nostra identità. “Dio, dopo aver creato l’universo e tutti gli esseri viventi, creò il capolavoro, ossia l’essere umano, che fece a propria immagine: «a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò»”, ha affermato Francesco, aggiungendo che Dio ci ha dato “il suo DNA”, ovvero ci ha resi Suoi figli.
È quindi il corpo a dire chi si è: un figlio di Dio. Il corpo umano condivide la dignità dell’immagine di Dio, dice il Catechismo, aggiungendo che lo spirito e la materia “non sono due nature unite, ma la loro unione forma un’unica natura”.
Le conseguenze di questo sono enormi.