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Se non si diventa piccoli non si intuisce la grandezza del Vangelo

MOTHER AND DAUGHTER,

Yuricazac | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 28/09/20

Ecco perché il più umile contadino può avere del vangelo l’interpretazione più giusta rispetto al più preparato e superbo dei teologi.

In quel tempo, nacque una discussione tra i discepoli, chi di loro fosse più grande.

Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un bambino, se lo mise vicino e disse loro: «Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande».

Giovanni prese la parola dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non ti segue insieme con noi». Ma Gesù gli rispose: «Non lo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi».

(Lc 9,46-50)

Due cose sembrano emergere dal Vangelo di oggi: la prima riguarda l’atteggiamento che il discepolo deve avere nei confronti della grandezza. La seconda riguarda il modo con cui bisogna intendere il rapporto con l’esclusività della fede. Innanzitutto la prima considerazione nasce da una discussione ben precisa: “Frattanto sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande”. La logica della superbia taglia automaticamente fuori dalla logica del Regno. Non si riesce a comprendere nulla del messaggio di Cristo se non si impara l’umiltà. Chi pensa di riempire i propri vuoti occupando un posto, o di trovare salvezza nell’affermarsi sugli altri non riesce mai a intuire il cuore più vero del vangelo. Gesù lo spiega facendosi aiutare da un bambino: “Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: «Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande»”. Se non si diventa piccoli non si intuisce la grandezza del Vangelo. Ecco perché il più umile contadino può avere del vangelo l’interpretazione più giusta rispetto al più preparato e superbo dei teologi. In questo senso penso abbia ragione il Papa quando ci invita a metterci in ascolto della gente più semplice, perché a loro Gesù riserva la comunicazione più vera del Suo messaggio. Dio parla ai piccoli e ai semplici. Il secondo aspetto del vangelo di oggi, invece, riguarda l’esclusiva che Giovanni pensa di avere su Gesù: “«Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci». Ma Gesù gli rispose: «Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi»”. Nessuno può costringere la Grazia di Dio ad agire solo dove decidiamo noi. A volte la Grazia agisce anche fuori dai nostri circuiti, e con molta umiltà dobbiamo riconoscerlo, accettarlo e ringraziare il Signore.
Luca 9,46-50

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