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Parla il sacerdote che ha vinto 35mila euro al programma di Gerry Scotti

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Screenshot from Mediaset Play - Don Andrea Rabassini

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 28/09/20

"Qualche soldino in più per la mia associazione". Don Andrea Rabassini racconta ad Aleteia la sua partecipazione a "Caduta Liberta

Viene da Rho (Milano) il primo sacerdote nella storia di “Caduta libera”, il quiz condotto da Gerry Scotti dove in ogni puntata un concorrente è al centro di una pedana, sopra una botola pronta ad aprirsi e ad “accoglierlo” alla prima risposta sbagliata, e sfida a suon di domande altri dieci partecipanti al gioco per arrivare ai “dieci passi” finali, ovvero le ultime dieci domande per aggiudicarsi il montepremi.

Da lunedì 7 settembre, infatti, tra i concorrenti in gara c’è stato don Andrea Rabassini, che ha vinto 35mila euro.

Il sacerdote pochi giorni prima è stato nominato dall’arcivescovo di Milano Mario Delpini vicario parrocchiale delle parrocchie di San Pietro, Santa Croce in Mazzo e San Maurizio in Terrazzano di Rho.

Don Andrea è nato nel 1974 ed è diventato prete nel 2010 dopo un passato da finanziere. Prima di approdare a Rho, è stato vicario parrocchiale nella comunità pastorale “Madonna dell’Aiuto” in Gorgonzola (Legnano News 24 settembre).

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Screenshot from Mediaset Play - Don Andrea Rabassini

“Tutto è nato da uno scherzo”

«L’idea di partecipare al programma mi è venuta così – commenta ad Aleteia – una sera mentre guardavo la tv. Da un po’ di anni nelle riunioni della nostra associazione, Associazione Aiuti Terzo Mondo Onlus, si scherzava sulla possibilità di partecipare a qualche quiz televisivo per provare a racimolare qualche soldino in più … così, tra il serio e il faceto, quella sera del novembre dell’anno scorso decido di scrivere una mail al casting di Caduta Libera … quando mi hanno chiamato per invitarmi al casting vero e proprio, quasi non ricordavo nemmeno di aver invitato la richiesta. Ho superato la preselezione, ho fatto il casting e il provino … e dal provarci per gioco, mi sono trovato a giocare sul serio»..




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L’associazione in Bolivia

Don Andrea non si aspettava di diventare campione, «non mi aspettavo di resistere per una decina di puntate. Sì, speravo di vincere qualcosa: insomma, è vero che l’importante è partecipare, ma se si vince è anche più bello».

«Come detto già in sede di casting – prosegue il sacerdote campione di Caduta Libera – ho deciso di metterci la faccia non per me ma per l’associazione che seguo e che accompagno da anni. È una piccola onlus fondata da Oscar Strazzi, missionario laico di origini lecchesi, che nel 1994 ha deciso di partire per la missione. Repubblica Centrafricana, poi Uruguay e infine, dal 2002, Bolivia. A lui si è aggiunta quasi subito Laura, divenuta poi sua moglie, e negli anni William e Corinne, i loro due splendidi figli. In Bolivia, a Santa Cruz de la Sierra per l’esattezza, Oscar e Laura si occupano di accoglienza di mamme e bambini “migranti interni”, cioè che arrivano in Santa Cruz provenendo dalle altre regioni boliviane».

La vita delle donne “migranti interne”

Nel centro, spiega don Andrea, «le mamme sono seguite sia sul versante umano che su quello psicologico e spirituale. Si lavora per garantire loro la possibilità di raggiungere una piena autonomia e indipendenza dal punto di vista sociale ed economico, insegnando per esempio attività e mestieri che possono poi continuare una volta uscite dal centro di accoglienza. I bambini vengono inseriti nelle scuole del quartiere e accompagnati nel loro percorso formativo».

Non mancano poi «attività volte a rafforzare la dinamica mamma-bambino, che è sempre importante e che per noi diventa fondamentale, visto che la maggior parte delle ragazze che ospitiamo è poco più che adolescente».

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Associazione Aiuti al Terzo Mondo
Volontari dell'associazione aiutano le giovani mamme migranti boliviane, e i loro piccoli.

Realizzare il sogno di giovani donne e universitarie

A questa attività, evidenzia ancora il prete milanese, «si è poi affiancata quella del secondo centro, in cui accogliamo ragazze,provenienti dalle comunità rurali, che hanno terminano le scuole superiori e che non avrebbero la possibilità di proseguire gli studi spesso solo per ragioni economiche: per una famiglia “del campo” una persona che se ne va per studiare è una risorsa lavorativa in meno. Non pensate però a chissà quale lavoro con chissà quale reddito: spesso si tratta semplicemente di coltivare piccoli orticelli (quando ci sono) o di accudire il bestiame di qualche proprietario terriero, o semplicemente di prendersi cura dei bambini e preparare da mangiare per gli uomini che tornano dal “chaqueo”. Al centro le ragazze hanno la possibilità di intraprendere una carriera universitaria secondo le loro predisposizioni e le loro passioni. Negli anni abbiamo già visto una decina di ragazze coronare il loro sogno e avviarsi a una vita nuova».

Anche per le universitarie, «la vita al centro è scandita da momenti di aggregazione e di confronto, uscite didattiche, momenti di riflessione e di formazione spirituale».

Perché solo donne?

A chi gli chiede perché aiutano solo donne, «noi rispondiamo che se si vuole cambiare in maniera radicale una società, occorre puntare proprio sulle donne, perché – conclude don Andrea – con la loro sensibilità e il loro modo di vedere le cose, in una società spesso marcatamente “machista”, possono inserire importanti germi di novità e di cambiamento». 


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