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Prendendo precauzioni, le chiese cattoliche hanno evitato focolai di Covid, dicono i medici

CHURCH

lev radin | Shutterstock

John Burger - pubblicato il 26/09/20

“Mantenere la distanza, indossare le mascherine e lavarsi le mani”, continuano a consigliare gli esperti in un nuovo rapporto

Nella festa dell’Assunzione, il 15 agosto, molti piccoli gruppi si sono riuniti in vari punti della piazza all’esterno della cattedrale di St. Mary a San Francisco (Stati Uniti). Ogni gruppo, limitato a una dozzina di persone, ha partecipato simultaneamente a una Messa guidata da un sacerdote diverso.

È stato così che l’arcivescovo di San Francisco, Salvatore Cordileone, ha provveduto alla liturgia per il maggior numero possibile di persone in uno dei più importanti giorni festivi rispettando le restrizioni imposte in città a seguito della pandemia di Covid-19. In base alle regole cittadine, non si potevano tenere servizi di adorazione all’interno, e i raduni dovevano essere limitati a 12 persone distanziate tra loro.

La cattedrale ha una capacità di almeno 2.000 posti a sedere, ma in questo momento non può essere usata neanche per 12 cattolici. Mentre l’arcivescovo Cordileone aspetta pazientemente che la città allenti le restrizioni per permettere lo stesso tipo di adorazione all’interno dei templi ormai permesso in altre città e in altri Stati, uno studio di tre esperti di malattie infettive può sostenere le sue speranze.

Le chiese cattoliche degli Stati Uniti hanno tenuto circa un milione di Messe pubbliche (in circa 17.000 parrocchie) nelle ultime 14 settimane, e seguire le linee guida per evitare la diffusione del virus – distanziamento sociale, indossare mascherine e lavarsi o igienizzarsi le mani – ha fatto sì che non si verificasse alcun focolaio di Covid-19 in nessuna di loro, affermano gli esperti.


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Gli esperti – Thomas W. McGovern, MD, ex ricercatore di Malattie Infettive dello US Army Medical Research Institute of Infectious Diseases e membro del consiglio nazionale della Catholic Medical Association; il diacono Timothy Flanigan, MD, professore di Medicina presso la Alpert Medical School della Brown University, e Paul Cieslak, MD, esperto di Malattie Infettive e Direttore Medico dei programmi della Divisione di Salute Pubblica dell’Oregon per le Malattie Trasmissibili e l’Immunizzazione – sono Physician Members del Gruppo di Lavoro del Thomistic Institute sui Protocolli di Malattie Infettive per Sacramenti & Assistenza Pastorale. Hanno pubblicato i loro risultati in un articolo, Evidence-Based Guidelines to Celebrate Mass Safely Are Working, sul sito web di Real Clear Science, e hanno dichiarato che nessun focolaio di Covid-19 è stato collegato alla frequentazione di chiese cattoliche, anche se ci sono stati esempi di individui asintomatici che non sapevano di essere stati contagiati e hanno assistito alla Messa e ad altre funzioni parrocchiali.

“La loro presenza avrebbe potuto portare a un focolaio se non fossero state seguite le precauzioni appropriate, e tuttavia in ogni caso non abbiamo trovato prove di trasmissione virale”, hanno affermato i medici.

Lo studio cita vari casi di individui positivi al Covid-19 che hanno partecipato a diversi eventi parrocchiali o a incontri sacramentali senza diffondere il virus ad altri. L’informazione è stata fornita ai medici da un dipendente dell’arcidiocesi di Seattle, che ha seguito un protocollo di tracciamento dei contatti per chiunque si recasse in chiesa:

  • In occasione di una Messa funebre del 3 luglio (45 presenti, capacità di 885 persone), due membri di una famiglia hanno notificato alla parrocchia che erano risultati positivi al Covid-19 e che erano contagiati e pre-sintomatici durante la Messa.
  • Un volontario durante una Messa del 5 luglio (94 presenti, capacità di 499) si è ammalato 24 ore dopo ed è poi risultato positivo al Covid-19.
  • In un matrimonio dell’11 luglio (200 presenti, capacità di 908), l’aria circolava dalle tante finestre aperte e per via dei ventagli. Il giorno dopo, uno dei presenti ha sviluppato i sintomi del Covid-19, e il 13 luglio è risultato positivo. Era quasi sicuramente contagioso con un’infezione pre-sintomatica durante il matrimonio.
  • Il 12 luglio, una persona presenta a un incontro del comitato della parrocchia (6 presenti in una stanza con capacità di 30) è risultata positiva poco dopo, ed è convinta di essere stata già contagiosa durante l’incontro.
  • Tre sacerdoti hanno amministrato l’unzione degli infermi a individui malati in stanze non ventilate durante visite durate tra i 5 e i 15 minuti. Non si pensava che le persone malate avessero il Covid-19, ma dopo due giorni sono risultate positive.

“In ciascuno di questi cinque esempi, tutti i partecipanti (tranne i sacerdoti all’altare e altri ministri liturgici) indossavano le mascherine, e sono rimasti a quasi due metri di distanza tra gruppi non familiari) – tranne che per brevi incontri come la recezione della Santa Comunione o l’unzione”, ha riferito il rapporto. “In ogni caso, i responsabili della salute pubblica e i presenti erano stati avvertiti della possibile esposizione, e nessuno ha sviluppato il Covid-19 nei 14 giorni successivi a ogni evento”.


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Lo studio, pubblicato mercoledì, ha affermato che dopo aver analizzato resoconti recenti sulla salute pubblica e dei media sulla diffusione del Covid-19, i medici non hanno trovato documenti relativi alla trasmissione della malattia, e men che meno a focolai, in una chiesa cattolica che seguiva queste linee guida.

Nello stesso giorno WHYY, l’affiliato di Philadelphia della National Public Radio, ha riferito che nove membri della CityReach Philly Church sono risultati positivi al COVID-19. Il pastore Mark Novales ha riferito all’emittente che la chiesa ha “preso misure estreme per proteggere la salute di chi adora al CityReach”, come distanziamento sociale, mascherine obbligatorie e sanificazione, come anche l’accurata pulizia della chiesa tra un servizio e l’altro.

Un’indagine ha tuttavia portato i responsabili cittadini a credere che le linee guida non siano state seguite “perfettamente”, ha riferito WHYY.

“Sospetto che significhi che le linee guida non sono state seguite”, ha affermato il dottor Flanigan, uno degli autori dello studio del gruppo cattolico.

Ci sono altri esempi recenti di focolai di coronavirus apparentemente dovuti a incontri nelle chiese, ma i resoconti dei media suggeriscono che le chiese in questione non abbiano implementato le linee guida. Più di una dozzina di persone collegate alla Church on the Rock a Berea, nel Kentucky (Stati Uniti), inclusi il pastore e sua moglie, ad esempio, sono risultati positivi al Covid-19, secondo un rapporto dell’11 agosto di LEX 18-TV. La chiesa ha ospitato un incontro nella settimana del 27 giugno, con la partecipazione di circa 200 persone. Il pastore ha detto che lui e altri leader ecclesiali avevano fatto dei passi per aderire alle linee guida del CDC, ma che alcune persone che hanno partecipato agli incontri non indossavano la mascherina.

Ad ogni modo, lo studio cattolico ha insistito sul fatto che mascherine, distanziamento e igienizzazione possono proteggere le persone.

“Se nulla durante una pandemia è esente da rischio, queste linee guida significano che i cattolici (e i funzionari pubblici) possono confidare nel fatto che sia ragionevolmente sicuro andare in chiesa per la Messa e gli altri sacramenti”, hanno affermato i medici. “Per i cattolici, la Messa e soprattutto l’Eucaristia sono fondamentali per la vita cristiana. In un’epoca come questa, è ancor più importante che i fedeli possano andare in chiesa e ricevere la Santa Comunione”.

Hanno quindi citato linee guida sviluppate da due gruppi – ilThomistic Institute e laCatholic Medical Association–, che molti vescovi diocesani hanno seguito per sviluppare i propri protocolli. Le linee guida del Thomistic Institute contengono istruzioni dettagliate che permettono la recezione della Comunione sulla lingua o in mano.

“Non sono emerse prove che suggeriscano che la distribuzione della Santa Comunione in conformità alle Linee Guida TI abbia portato alla trasmissione del Covid”, sostiene lo studio più recente.

I medici dicono che continueranno a monitorare la situazione e offriranno aggiornamenti sul sito web del Thomistic Institute.

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