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Quando l’arte esprime imbarazzo di fronte alla figura del Papa

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Photo by ALAIN JOCARD / AFP

Paola Belletti - pubblicato il 25/09/20

Fonte avvelenata, opera dell'artista Jerzy Kalina presentata al Museo Nazionale di Varsavia, è la risposta a "La nona ora" di Cattelan esposta per la prima volta nel 1999. Il soggetto è sempre San Giovanni Paolo II con un meteorite. Ora il grande Karol lo solleva; allora ne era abbattuto. In entrambe le opere rimane incompreso.

Nel 1999 Maurizio Cattelan realizza l’opera La nona ora:

Esibita nella Royal Academy di Londra come parte dello show Apocalypse, questa scultura è stata battuta nel 2001 dalla casa d’aste Christie’s, per la cifra di 886 mila dollari, all’epoca equivalenti a due miliardi di lire (e oggi a un milione di euro circa). Maurizio Cattelan, La nona ora, 1999. (L’arte svelata)

L’anno è quello della vigilia di una paventata o scimmiottata fine del mondo. La nona ora è l’ora che noi cristiani sappiamo più sacra: quella in cui Cristo consegna lo spirito al Padre morendo in croce. Noi, che abbiamo il vantaggio di venire dopo gli apostoli, grazie a loro, sappiamo che quella è l’ora suprema, quella della vittoria. Nella sua forma più paradossale e senza le vesti del trionfo, ancora. Ma è quella l’ora in cui la battaglia decisiva della guerra contro peccato e morte viene portata a casa.

All’epoca della sua esposizione quest’opera fece tanto infuriare, e giustamente; perché la goliardica dissacrazione della figura più importante per i fedeli cattolici in tutto il mondo è innegabile e urtante (ci fu chi tentò di risollevare il Papa polacco rappresentato dal Cattelan). Ma quello che l’opera stessa sembra fare davvero è il poco chiasso tipico dell’uomo contemporaneo autoreclusosi in uno spazio senza il trascendente. Forzando persino il Santo Padre entro letture secolarizzate, Giovanni Paolo II sembra un superman qualunque caduto in disgrazia. Come a dire che nemmeno il solo uomo che reclami a sè un potere spirituale e di portata universale possa resistere alla cieca distruzione, proprio quella finale, che dovrebbe giungere in realtà per svelare non per annichilire. Apocalisse non è catastrofe cieca ma svelamento.

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Photo by JANEK SKARZYNSKI / AFP

Provocò rabbia e pena vedere a terra il simulacro così verosimile di Karol il Grande. Eppure proprio per il suo grande carisma personale, non tanto quello di comunicatore e trascinatore di popoli, quanto per quello del papa dei dolori, dell’uomo della sofferenza che proprio con quella sfida e salva il mondo insieme a Cristo, unito a Cristo, quella rappresentazione non lo scalfisce minimamente. Come cristiani sappiamo che c’è un abisso di differenza tra la sofferenza senza scopo e quella accolta e offerta; tra la furia cieca di una violenza subita che si vuole solo restituire al mittente uguale e contraria e il gesto di aprire le braccia sulla croce. C’è dentro la vera apocalisse, il vero scoperchiamento delle apparenze, tutto il ribaltamento delle cose.

Nell’opinione pubblica quella di Cattelan è rimasta come una domanda sfrontata o graffiante provocazione; e ora come risposta a quella botta arriva un’altra opera, che vede un San Giovanni Paolo II non abbattuto da un masso ma nell’atto di portarlo, sollevato sulla propria testa.

Nella visione di Kalina, Giovanni Paolo II non è un vecchio senza forza schiacciato da un meteorite, ma un titano dalla forza sovrumana». Il sito del Museo Nazionale di Varsavia presenta così l’installazione apparsa davanti al suo ingresso, realizzata dall’artista Jerzy Kalina e intitolata «Fonte avvelenata». Il Papa venerato dai polacchi e da tutti i cattolici (è santo dal 2014) è raffigurato mentre solleva un meteorite e la precisazione del Museo è perfino pleonastica: ci ha messo più di vent’anni ad arrivare, ma si tratta della risposta ufficiale che più ufficiale non si può – orgogliosamente polacca – alla celebre, discussa e irriverente Nona Ora di Maurizio Cattelan, l’opera in cui l’artista italiano, alla Biennale di Venezia del 1999, raffigurò un Wojtyla opposto e apparentemente sconfitto, perché schiacciato da un meteorite. (artribune)

Per Cattelan il Papa era una rappresentazione del padre e lui ha deciso così di ucciderlo, catarticamente, per liberarsi di chissà quali paure e oppressioni.

Per questo, da profana dell’arte contemporanea, la sua opera mi ha dato la netta impressione di essere trasgressiva come una cover dei Pink Floyd negli anni venti del secondo millennio. Iconoclastia fuori luogo, sessantottismo fuori tempo massimo. Anche se la tensione muscolare del Santo Padre che non crolla ma sembra già quasi pronto a rialzarsi appoggiandosi al pastorale è consolante, sembra dire qualcosa di vero insomma.

Le interpretazioni della recente opera che di nuovo mette in scena il Papa polacco canonizzato nel 2014 e un meteorite sono diverse e contrastanti ma per tutti è chiara la reciprocità  e la reattività rispetto all’opera dell’artista padovano.

https://video.repubblica.it/mondo/la-statua-di-giovanni-paolo-ii-che-sorregge-un-meteorite-risponde-all-opera-di-cattelan/367824/368404

All’esterno del Museo Nazionale di Varsavia è stata esposta una nuova scultura, realizzata dall’artista polacco Jerzy Kalina, che raffigura Karol Wojtyla mentre sorregge un meteorite in una pozza di acqua rossa. Secondo alcuni critici, è una metafora degli sforzi di Wojtyla per liberare la Polonia dal comunismo, simboleggiato appunto dal colore rosso dell’acqua. Per questo, l’opera è stata accusata di rappresentare la visione ultra cattolica del governo populista polacco. Altri, invece, hanno visto in quell’acqua rossa un generico riferimento al sangue e alla violenza. Sicuramente la scultura, che si chiama Fonte Avvelenata, è la risposta a La Nona Ora, la provocatoria statua del Papa colpito da una meteora, realizzata da Maurizio Cattelan nel 1999, poi esposta alla Biennale di Venezia. (video.repubblica)

O intoccabile o oggetto di furia iconoclasta; due angoli remoti e opposti nei quali si confina chi non riesce a trovare la postura giusta per stare di fronte al Papa. Ottimo segno della sua irriducibilità a categorie umane e totalmente mondanizzate e sintomo inequivocabile della sua rassomiglianza con Colui di cui è Vicario.

Forse questa difficoltà è da ricercarsi nel fatto che la carica di novità che ha portato l’Incarnazione nella storia del mondo ha appena cominciato a dispiegare la sua potenza.

Forse, entrambi gli artisti non hanno pensato al fatto che più che essere a rischio di collisione con un meteorite o in grado di sollevarlo quel Papa, e ogni Papa, è capace di guidare le moltitudini che fanno parte della Chiesa attraverso le peggiori piogge di corpi celesti e le più epocali tempeste solari perché non agisce con le sole forze umane. E qualora venisse colpito o cadesse sotto pesi eccessivi sarebbe sempre in unione al sacrificio che ha vinto il mondo, apocalissi cosmiche comprese.

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Photo by JANEK SKARZYNSKI and ALAIN JOCARD / AFP

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