Gesù voleva che ci concentrassimo sull’imitare il suo esempio, spostando la nostra conoscenza della Bibbia dalla testa al cuoreA volte possiamo essere tentati di trattare il cristianesimo come un’altra materia che una persona potrebbe imparare a scuola. Possiamo affrontare la questione dell’apprendimento della Bibbia o del Catechismo come se dovessimo passare un esame.
Se questa tecnica può portare a qualche successo a scuola, probabilmente non ci avvicinerà al nostro obiettivo ultimo del Cielo. Possiamo infatti sapere molto della Bibbia e della fede cattolica e tuttavia essere lontani dalla nostra ricompensa eterna.
Lo scrittore del XV secolo Tommaso da Kempis commenta al riguardo nella sua famosa opera di spiritualità L’Imitazione di Cristo:
“A che serve parlare in modo erudito della Trinità se, mancando di umiltà, la si disprezza? Non è il fatto di imparare che rende un uomo santo e giusto, è una vita virtuosa che lo rende gradito a Dio. Proverei contrizione piuttosto che sapere come definirlo. Perché quale profitto traiamo dal conoscere a memoria l’intera Bibbia e i principi di tutti i filosofi se viviamo senza la grazia a l’amore di Dio? Vanità di vanità, tutto è vanità, tranne amare Dio e servire Lui solo”.
Questa osservazione richiama la lezione di Gesù nel Vangelo, quando sentiamo parole dure nei confronti degli scribi e dei farisei, che sapevano molto della legge di Dio ma non la mettevano in pratica:
“Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno, ma non fate secondo le loro opere; perché dicono e non fanno” (Matteo 23, 2-3).
Se volete crescere nella vita spirituale e avvicinarvi a Dio, concentratevi innanzitutto sul mettere in pratica la vostra fede. La conoscenza del cristianesimo è importante, ma è inutile se non permettiamo che informi ogni nostra azione.