Il richiamo del Papa ad “accompagnare, discernere, integrare” può suggerire pratiche ecclesiali di “accompagnamento nella fede”
Le parole chiave di Amoris laetitia – accompagnare, discernere, integrare – valgono quindi anche per le persone omosessuali?
I tre verbi, scrive Luciano Moia nel libro “Chiesa e omosessualità” (edizioni San Paolo). non devono essere riferiti solo al caso, considerato nel capitolo VIII della enciclica di Papa Francesco.
La questione dei divorziati
Che debbano estendersi anche ad altre problematiche è espressamente chiarito da Francesco quando afferma, dopo aver ribadito la prospettiva di inclusione (e non di sospensione o di esclusione) come fondamentale atteggiamento ecclesiale, che tale “logica evangelica” è riferibile non solo “ai divorziati che vivono in una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino” (AL 297).
“Aiutati a leggere la propria storia”
In questa prospettiva è significativo come il Documento finale del Sinodo 2018 sui giovani al paragrafo 150 si richiami ai tre verbi di AL per suggerire pratiche ecclesiali di “accompagnamento nella fede” dove i credenti omosessuali sono aiutati “a leggere la propria storia; ad aderire con libertà e responsabilità alla propria chiamata battesimale; a riconoscere il desiderio di appartenere e contribuire alla vita della comunità”.
“Integrare la dimensione sessuale”
Tale percorso risulta finalizzato a “discernere” le migliori forme per realizzare la propria vocazione personale ed ecclesiale da parte della persona omosessuale e a “integrare sempre più la dimensione sessuale nella propria personalità, crescendo nella qualità delle relazioni e camminando verso il dono di sé”.
In questo senso non si limita alla sincera accoglienza, a un profondo percorso di discernimento sulla verità della propria persona, ma definisce un traguardo, con il verbo “integrare”, che si impone come esito di un percorso che non può essere interminabile, né senza sbocchi.
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