Quando abbiamo perso nostro figlio dopo sole 9 settimane di gestazione, volevamo onorare la sua vita con un funerale, sapendo che la sua anima vive con Dio per l'eternità
“Mi dispiace, ma non c’è più battito…” Quelle parole mi hanno colpito come una secchiata d’acqua fredda. Non era possibile. Non potevo credere che nostro figlio, chiaramente visibile su quel monitor nella sala delle ecografie, se ne fosse andato.
Commossa, ho chiesto al medico: “È sicuro?” Mi ha detto di sì, e mi ha anche spiegato che non era colpa mia. “Probabilmente c’era una malformazione cromosomica”, ha detto.
Sono scoppiata in lacrime. “Ma quando è successo?”, ho chiesto.
“Circa due settimane fa… So che fa male. Ci si sente come se si fosse in lutto per una morte”, ha detto.
Volevo rispondere, ma ero troppo sconvolta.
Quel bambino, il nostro terzo figlio, era arrivato in modo un po’ inaspettato. I primi due erano ancora molto piccoli, ma abbiamo preso sul serio la promessa fatta il giorno delle nostre nozze, quando il sacerdote ci aveva chiesto: “Siete disposti ad accettare con amore i figli che Dio vorrà donarvi?”
Un regalo è benvenuto, non si esige e non si rifiuta. Visto che non avevamo motivi seri per rimandare una gravidanza, ci piaceva che il Signore ci sorprendesse.

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Non ci aspettavamo sicuramente questo tipo di sorpresa, che Egli chiamasse alla vita un bambino solo per allontanarlo da noi dopo poche settimane di gestazione.
Ho continuato a piangere per un bel po’; mi hanno detto di prendermi del tempo per calmarmi e chiamare mio marito (per via della pandemia non gli avevano permesso di accompagnarmi in ospedale).
Parlare con lui mi ha aiutata a cambiare punto di vista, passando dal guardare in basso al guardare in alto, da una morte incomprensibile alla vita eterna.
Gli ho detto: “Amore mio, crediamo che nostro figlio sia esistito ed esista ancora. Dio già lo amava. Ormai è in Paradiso e prega per noi. E questa morte deve avere senso; dobbiamo solo capire cosa vuole ora Dio…”
In quel momento, ho visto la verità in modo molto chiaro: se nostro figlio era amato da noi e dal Signore, dovevo comportarmi come avrei fatto con qualsiasi altro dei miei figli.
Il medico mi aveva dato due opzioni: lasciare che il bambino venisse espulso dal mio corpo in modo naturale o sottopormi a un intervento, cosa che i medici ritenevano fosse meglio evitare, se possibile, visto che avrebbe comportato un’anestesia e un’operazione.