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Un nuovo capitolo dell’eugenetica negli Stati Uniti?

STERILIZATION

Shutterstock | ldutko

Jaime Septién - pubblicato il 22/09/20

L'aumento di isterectomie di donne appartenenti alle minoranze razziali fa scattare l'allarme

In questi giorni è tornata a fare notizia un’indagine della professoressa Natalia Molina sulla sterilizzazione forzata delle minoranze etniche negli Stati Uniti.

Il lavoro della Molina, docente di Studi Statunitensi ed Etnie dell’Università della California del Sud, intitolato “Adatti ad essere cittadini? Salute pubblica e razza a Los Angeles 1879-1939” (University of California Press, 2006), mostra una storia delle operazioni di sterilizzazione senza consenso promosse in quello Stato e nel Paese.

Non si tratta però di eugenetica praticata contro le persone di colore, ma di un sorprendente aumento delle isterectomie (interventi chirurgici per asportare l’utero) effettuate su donne sotto custodia del Servizio per il Controllo di Immigrazione e Dogane (ICE, dalle iniziali in inglese).

È impossibile che tante donne stiano male

Il grido di allarme è stato lanciato da Dawn Wooten, un’infermiera che ha lavorato in un centro di detenzione dei migranti nello Stato della Georgia. La Wooten ha presentato una denuncia interna presso il Dipartimento di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti per l’elevato tasso di sterilizzazione di donne in quelle strutture.

Secondo la catena televisiva CNN, l’infermiera, che ha lavorato presso il centro di detenzione per migranti della contea di Irwin, ha denunciato i medici che si occupano della struttura per possibile negligenza, perché anche se alcune ne avevano bisogno “non è possibile che l’utero di tutte stia così male”.

Rappresentata nel caso dal Progetto di Bilancio dei Conti del Governo e dal Progetto Sud, l’infermiera ha ottenuto il sostegno alla sua denuncia da parte di altre organizzazioni di difesa dei diritti dei migranti, come l’Alleanza Latina per i Diritti Umani della Georgia o la Rete di Sostegno ai Migranti della Georgia.




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Denuncia interna

Anche se quella dell’infermiera Wooten è una denuncia interna, c’è “uno standard allarmante di condizioni insicure e di mancanza di supervisione nelle strutture dell’ICE, la cui gestione è privata”, ha affermato in un comunicato il presidente della Commissione di Sicurezza Nazionale della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, il democratico Bennie Thompson.

Thompson ha segnalato che è “incredibilmente allarmante” che delle sterilizzazioni forzate possano essere state realizzate in territorio statunitense. La Commissione che guida sta indagando sulle condizioni presenti in quel centro di detenzione di migranti della Georgia.

Il presidente della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi, anche lei democratica, ha incaricato l’ispettore generale del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale di indagare sulle accuse. In risposta alla Pelosi, il Dipartimento ha ritenuto che “le accuse anonime non dimostrate che vengono presentate senza dettagli verificabili debbano essere trattate con lo scetticismo che meritano”.

Una succinta relazione dei fatti

Nella denuncia, la Wooten ha affermato che un medico ha estratto l’ovaio sano a una donna che aveva una cisti nell’altro. “Tutte quelle che vede subiscono un’isterectomia. Ha anche tolto l’ovaio sbagliato a una giovane donna”.

“Quest’ultima si è arrabbiata, ha dovuto sottoporsi a un altro intervento e ha finito per subire un’isterectomia totale”, ha spiegato l’operatrice sanitaria.

“Voleva avere dei bambini, e quindi è dovuta tornare a casa dicendo al marito che non poteva avere figli… Non era totalmente sotto anestesia, e ha sentito il medico dire all’infermiera che aveva tolto l’ovaio sbagliato”, ha riferito la Wooten nella sua denuncia.

Una lunga lista di accuse

La denuncia non rivela il nome del ginecologo che ha effettuato gli interventi, né quante donne siano state sottoposte a sterilizzazione o quando, ma ha infiammato gli animi, soprattutto perché emerge in prossimità delle elezioni presidenziali e delle proteste razziali negli Stati Uniti.

“La storia ha avuto una grande diffusione tra la gente, perché c’è una lunga storia che coinvolge gruppi razziali ed etnici diversi in molte istituzioni: centri per la salute mentale, ospedali pubblici, prigioni…”, ha detto la Molina alla CNN.

Alexandra Minna Stern, docente e decano aggiunto presso l’Università del Michigan, considera le accuse di questa settimana l’ultimo capitolo di “una lunga e preoccupante” storia di sterilizzazioni forzate che hanno avuto luogo negli Stati Uniti da poco più di un secolo, ora probabilmente rivolte alle donne di origine ispanica.

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