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Cosa farà sì che la gente accetti più facilmente la veridicità della verità?

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Lucien Fraud | Shutterstock

padre Robert McTeigue, SJ - pubblicato il 21/09/20

Dire semplicemente la verità non è abbastanza. Aristotele offre utili suggerimenti al riguardo

Avete mai commesso l’errore di pensare “Se mi spiego in modo abbastanza chiaro la gente mi capirà e concorderà con me, e poi agirà di conseguenza”?

Chiunque si sia coinvolto nel dibattito politico o evangelizzatore sa che è una strada senza uscita. Non basta essere ragionevoli e veritieri quando si cerca di argomentare per far sì che la gente pensi e agisca nel modo corretto. Trascurare questo fatto è quello che definisco “fallacia razionalista” (ne parlo nel mio nuovo libro). Pensare “La verità sicuramente basta” dimentica che le persone non sono né angeli né macchine. Non sono angeli perché hanno corpo ed emozioni, e non sono macchine perché hanno il libero arbitrio. Questi fatti ci presentano grandi opportunità e grandi sfide.

Per comprenderle e gestirle bene, volgiamoci ad Aristotele.

Aristotele notava che i tre elementi della retorica (l’arte e la scienza della persuasione) sono ethos, pathos e logos. L’ethos è la reputazione dell’oratore a livello di rettitudine morale. Il pathos si riferisce all’emozione come mezzo per impegnare la volontà, per spingere il proprio pubblico all’azione. Il logos, ovviamente, è la verità.


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I cristiani sono attirati verso il Logos, che è Cristo, la verità. Dire semplicemente la verità non basta, perché gli esseri umani non sono angeli; siamo più del semplice intelletto. Le persone hanno corpo ed emozioni. Dovendo essere razionalmente convinte della verità, devono anche essere emotivamente spinte verso di essa, e verso la giusta azione che richiede la verità. Dobbiamo impegnare le loro emozioni rispettando al contempo la loro libertà e la loro intelligenza. C’è una linea sottile, ma dobbiamo imparare a percorrerla.

Il nostro appello all’emozione dev’essere autentico, non meramente sentimentale, e certamente non falso. Forse un’immagine della vita di Mark Twain può essere di aiuto. Twain era noto per il suo uso di un linguaggio pepato, che scandalizzava la moglie. Esasperata, lei cominciò a scadere nel turpiloquio e chiese se gli piaceva sentire quelle parole. Lui replicò: “Mia cara, io sento le parole, ma non la melodia”. In altri termini, non credeva che lei pensasse davvero ciò che diceva, anche se stava usando le parole giuste. Non dobbiamo commettere lo stesso errore.

Aristotele sapeva anche che gli esseri umani sono naturalmente sociali. È per questo che l’ehos, la reputazione, la credibilità dell’oratore, è così importante. La gente è più incline ad accettare la veridicità della verità detta dall’oratore se trova che questi sia credibile. Come stabiliamo la nostra credibilità? Le credenziali sono essenziali, ma lo è anche l’amore. La gente riesce a sentire anche crude verità dette da persona che è sicura che le vogliono bene e la rispettano.

Le persone non sono macchine. Hanno il libero arbitrio. Dobbiamo spingerle all’azione. Vogliamo non solo che ascoltino, capiscano e accettino la verità, ma anche che agiscano rettamente per via della verità stessa.

Ecco cosa ho in mente. Qualcuno stava cercando di spiegare la differenza tra i discorsi pronunciati da due ben noti oratori. La differenza, ha indicato un osservatore, è che dopo il discorso di uno di loro la gente avrebbe detto “Che bel discorso!”, mentre dopo quello dell’altro si sarebbe sentito un “Oh, no! Dobbiamo FARE qualcosa!”

Spero che tutti noi abbiamo in mente come uno degli obiettivi della nostra evangelizzazione e del nostro dibattito il fatto che la gente dovrebbe alzarsi in piedi e dire “Oh mio Dio! Dobbiamo FARE qualcosa!” Possiamo portare le persone a quel punto presentando la verità con amore e passione, in un modo che susciti lacrime, rabbia, fede, speranza, carità, gioia e gratitudine.

Se vogliamo che passino dal “Dobbiamo FARE qualcosa!” al farlo davvero, dobbiamo aiutarle con direttive concrete, che devono essere abbastanza specifiche da essere misurabili piuttosto che vaghe. In altre parole, il nostro grido come cristiani che dicono la verità dev’essere più specifico del fatto di gridare “Siamo gradevoli!” Come si misura il fatto di essere “gradevoli”?


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Dobbiamo anche evitare di essere soddisfatti per il fatto che la gente gridi slogan che stimolano l’emozione e al contempo soffocano il pensiero e oscurano l’azione corretta. È positivo guidare cori di “Scegli la vita!” e “Difendi i poveri!”, ma è solo rumore se non riusciamo a promuovere una conversazione che porti a un’azione sentita, fruttuosa e coerente.

Al giorno d’oggi la gente è ansiosa, confusa e arrabbiata. Può esaltarsi e perfino sentirsi sollevata quando qualcuno afferra un microfono e inizia a dare voce alle frustrazioni condivise, ma per i cristiani non è abbastanza. Non si compie alcun progresso quando limitarsi a gridare la verità fa sì che le parti che si oppongono non facciano altro che rintanarsi più a fondo nelle proprie trincee. È più probabile che la chiamata alla conversione che richiede la verità venga accettata da un pubblico sicuro che siamo disposti a unirci a lui.

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