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Come si attacca la Chiesa sostenendo di difendere la fede

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OSSERVATORE ROMANO / AFP

Francisco Borba Ribeiro Neto - pubblicato il 21/09/20

L'opposizione tra Benedetto XVI e Francesco è costruita artificialmente da gruppi che vogliono strumentalizzare il Papa emerito per attaccare il suo successore

Di recente a Roma dei manifestanti contrari all’uso delle mascherine per la protezione contro il Covid-19 agitavano bandiere di Benedetto XVI, e un attivista ha bruciato una foto di Papa Francesco. L’associazione tra la questione religiosa e le misure di protezione contro la pandemia è stata una cosa di pochi estremisti. Indipendentemente dalle posizioni personali sull’uso o meno delle mascherine e della minore o maggiore fiducia che ciascuno ripone nelle indicazioni della comunità scientifica, bisogna riconoscere che i due Papi non hanno nulla a che vedere con un gesto politico di contestazione delle norme sanitarie adottate dai Governi.

Ad ogni modo, e qui sì vale una riflessione più approfondita, l’opposizione tra Benedetto XVI e Francesco viene costruita artificialmente, da gruppi che vogliono strumentalizzare il Papa emerito per attaccare il suo successore. Sono due personalità diverse, che spingono la Chiesa in sensi differenti, ma complementari e sempre ancorati nel Vangelo e nell’amore di Cristo. Lo stesso Benedetto XVI, rinunciando, ha affermato esplicitamente che riteneva fosse giunto il momento che la Chiesa sperimentasse nuove vie.

Le tante dichiarazioni di continuità, affetto e obbedienza che uno ha in relazione all’altro hanno poco significato per chi ha già deciso di immaginare la Chiesa divisa. Per queste persone, le notizie date dal Vaticano e ampiamente divulgate sono tutte false, e valgono di più le “informazioni segrete” date dalle autorità delle fake news o le analisi rancorose di chi si considera più autorizzato a parlare dallo Spirito Santo della Chiesa stessa.

Il Barabba di Lagerkvist

L’episodio mi ha ricordato il Barabba del libro di Pär Lagerkvist, trasformato in un film con il protagonista interpretato da Anthony Quinn. L’autore immagina che Barabba, dopo essere stato liberato al posto di Gesù, non trovi più pace. Tutta la sua vita successiva si consuma cercando di capire Colui che è stato crocifisso al posto suo, ma non riesce ad aderire al cristianesimo. Quando Nerone ordina di dare fuoco a Roma per accusare i cristiani, Barabba si unisce agli incendiari, credendo che così seguirà finalmente Cristo. Finisce per essere arrestato e condannato a morire sulla croce, come quelli che aveva aiutato a condannare immaginando di imitarli.

Barabba non va al di là del suo mondo di collera e risentimento. Per questo, non riesce a capire e a seguire un Dio d’amore. In certi momenti, tutti possiamo agire come lui in questa nostra epoca caratterizzata dalla polarizzazione, dalla delusione nei confronti della leadership politica ed economica, dall’insicurezza di fronte ai limiti delle scienze – che ci erano state presentate come onnipotenti.

Quando cadiamo in questa tentazione rabbiosa, diventiamo vittime di notizie false, analisi tendenziose, divisioni e frustrazioni. Attacchiamo prima di capire, condanniamo senza amare e finiamo per sbagliare anche quando vogliamo azzeccare. La rabbia e la condanna riescono solo a distruggere, e a volte distruggono cose negative, ma altre volte si tratta di cose positive, e spesso distruggono solo la persona piena d’ira. Non sono mai costruttive.

Un criterio sicuro

Come possiamo sfuggire da queste trappole? Come evitare che il nostro giusto desiderio di difendere la Chiesa, le verità di fede o il nostro prossimo minacciato venga strumentalizzato contro l’annuncio cristiano? Il cristianesimo punta sempre alla positività, alla capacità di costruire una società migliore, di amare i nostri fratelli, anche quando non siamo d’accordo con loro.

Un cammino di pura condanna non è obbligatoriamente sbagliato. Censurare un omicidio è giusto e moralmente valido, per dare un esempio ben evidente. Nonostante questo, se questa condanna si esaurisce in sé, si tratta di un cammino ancora totalmente umano, in cui la grazia non si è manifestata.

Non importa se viene riempita di citazioni bibliche, riferimenti a filosofi cattolici e documenti del Magistero o dati su gravissime violazioni della dignità della persona – non è ancora sulla rotta dell’incontro con Cristo che cambia tutta la realtà, e può diventare la porta per una posizione distruttiva che serve il male e ci allontana dalla fede e dalla Chiesa, anche se siamo entrati nel suo cammino proprio con l’intenzione di vivere di più la fede e la nostra appartenenza ecclesiale.

Il cammino autenticamente cristiano punta sempre alla bellezza, all’amore e alla speranza. Ci rende più capaci di accogliere il nostro fratello, sia nelle sue sofferenze che nei suoi errori, ci fa vivere in unità con tutta la Chiesa e con i nostri fratelli più vicini. È un criterio sicuro per seguire Cristo.

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