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Ecco come ha risposto il Papa alle richieste delle famiglie con figli omosessuali

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Antoine Mekary | ALETEIA

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 18/09/20

I genitori dell'associazione "Tenda di Gionata" hanno chiesto di creare un ponte con la Chiesa. Il Papa ha ribadito il suo pensiero: la Chiesa ama tutti e non esclude nessuno

Papa Francesco ribadisce vicinanza e tenerezza alle persone con tendenza omosessuale. Lo ha ribadito anche ad una quarantina di madri e di padri con figli lgbt dell’associazione “Tenda di Gionata“, al termine dell’udienza di mercoledì 16 settembre in Vaticano.

“Vogliamo creare un ponte con la chiesa”

«La nostra associazione – ha detto Mara Grassi, vicepresidente dell’associazione insieme al marito Agostino Usai, riferendo il discorso rivolto al Papa – vuole far dialogare la Chiesa e le famiglie con figli lgbt. Prendendo spunto dal titolo del libro che gli abbiamo presentato (“Genitori fortunati” ndr), ho spiegato che noi ci consideriamo fortunati perché siamo stati costretti a cambiare lo sguardo con cui abbiamo guardato sempre i nostri figli. Quello che abbiamo ora è uno sguardo nuovo che ci ha permesso di vedere in loro la bellezza e l’amore di Dio. Vogliamo creare un ponte con la Chiesa – ha proseguito la vice presidente della Tenda di Gionata, che fa parte del Gruppo della parrocchia Regina Pacis di Reggio Emilia e del Gruppo Davide di Parma – perché anche la Chiesa possa cambiare lo sguardo verso i nostri figli, non escludendoli più ma accogliendoli pienamente».

Manif pour Tous LGBT Rights and Gender in the Council of Europe – it
CC Guillaume Paumier

La risposta di Francesco

La risposta di Francesco è stata rasserenante e cordiale: «La Chiesa non li esclude perché li ama profondamente». Al Papa è stata donata anche una maglietta colorata d’arcobaleno con la scritta “Nell’amore non c’è timore” (1Gv, 4, 18). «Ha guardato e ha sorriso – conclude Mara Grassi, che ha quattro figli, di cui il più grande omosessuale – un momento di profonda sintonia che non dimenticheremo» (Avvenire, 16 settembre).

“Chi sono io per giudicare?”

Le parole del Papa, scrive il Corriere della Sera (16 settembre), riflettono quel cambio di atteggiamento che fece il giro del mondo fin dall’inizio del pontificato, con la risposta ai giornalisti che nel 2013 gli chiedevano, di ritorno da Rio de Janeiro, se ci fosse una lobby gay in Vaticano: «Si deve distinguere il fatto che una persona è gay dal fatto di fare una lobby. Se è lobby, non tutte sono buone. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?».

“Fare spazio perché si esprima”

Di ritorno dall’Irlanda, nell’agosto del 2018, gli era stato chiesto che cosa avrebbe detto ai genitori di un figlio omosessuale che vuole andare a convivere, e il Papa aveva risposto ai giornalisti che lo seguivano nel volo: «Primo, di pregare. Non condannare, dialogare. Capire, fare spazio al figlio o alla figlia. Fare spazio perché si esprima… Io mai dirò che il silenzio è un rimedio. Ignorare il figlio o la figlia con tendenze omosessuali sarebbe una mancanza di maternità e paternità. Tu sei mio figlio o mia figlia così come sei».




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