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“Sono troppo giovane per morire”. 4 punti chiave per comprendere perché non bisogna aver paura

PATIENT

Di Stokkete|Shutterstock

Catholic Link - pubblicato il 16/09/20

di Francesca Giannoni

Nel corso della storia è comune vedere come santi, personaggi e artisti famosi siano morti giovani ma abbiano comunque lasciato un grande segno nella società, che dura ancora oggi.

Non hanno avuto bisogno di una vita lunga o di pensare che avrebbero forse vissuto fino a 90 o a 100 anni per poter approfittare del momento presente e lasciare un’eredità. Tra i tanti possiamo annoverare San Domenico Savio (14 anni), il prossimo beato Carlo Acutis (15 anni), il poeta John Keats (25 anni), il compositore Wolfgang Amadeus Mozart (35 anni) o il pittore Vincent van Gogh (37 anni).

Il video di School of Life “Perché non dovremmo preoccuparci di morire giovani” ci invita a riflettere su cosa stiamo facendo con la nostra vita e col tempo di cui disponiamo.

Sappiamo approfittare dei nostri giorni per fare cose positive? Importa più la quantità di giorni che viviamo o la loro qualità? Pensiamo a lasciare un segno e a mettere i nostri doni al servizio degli altri?

Sappiamo perdonare e metterci nei panni dell’altro? Procediamo lungo una buona strada? E, cosa ancor più importante, saremmo pronti a morire se Dio ci chiamasse oggi?

Morire giovani non dovrebbe preoccuparci se facciamo bene le cose

Una persona di 20 anni può aver fatto più di una di 70, per il semplice fatto di aver vissuto pienamente i propri giorni con senso della vita e amore, compassione, dedizione, servizio e impegno nei confronti degli altri.

Non si tratta di misurare il tempo per le ore che ha, ma per la qualità e la profondità con cui viviamo e sappiamo approfittare di ogni momento.

Poco tempo fa ho sentito parlare del cosiddetto “savoring”, ovvero l’arte di saper “assaporare” il momento presente, di mettersi da una parte e contemplare l’esperienza per apprezzarla mentre si sta verificando e custodirla così nel cuore.

Spesso viviamo in gran fretta senza soffermarci a pensare a ciò che sta accadendo intorno a noi. Senza ammirare le cose semplici della vita, come i raggi del sole che entrano dalla finestra, le stelle, un fiore, un tramonto, il godersi la compagnia o la conversazione di un amico e tante cose preziose che la vita ci dona e che passano inosservate perché siamo concentrati sul fare e non sull’essere.

Vorrei ora condividere alcune citazioni bibliche che mi piacciono molto e mi sono venute in mente dopo aver visto questo video.

“Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l’anima sua?” (Matteo 16:26)

A volte ho l’impressione che misuriamo il valore della nostra vita in base alla quantità di successi personali, anche paragonandoci agli altri.

Pensiamo di essere più (o meno) degli altri nella misura in cui abbiamo più ricchezze o titoli, uno stipendio superiore, una casa più grande, un posto di lavoro migliore, un’auto di lusso, ecc.. Ci sentiamo più o meno importanti in base a quello che abbiamo e non per quello che siamo, e la nostra vita finisce per valere in base a quanto si ottiene.

Sembra che viviamo senza essere sufficientemente consapevoli del fatto che la nostra vita terrena è limitata e che un giorno moriremo come tutti. “Stolto, questa notte stessa l’anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé e non è ricco davanti a Dio” (Luca 12, 20).

In questo senso, è importante darci un tempo per poter coltivare anche la nostra anima, la nostra vita interiore. Non c’è niente di male nel volersi superare, voler spiccare e avere delle ricchezze, ma tutto questo deve occupare il posto giusto. Bisogna ricordare che Dio guarda il nostro cuore, non le cose materiali.

“Perché dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6, 21)

Non dobbiamo essere grandi geni, inventori, artisti o direttori generali per poter lasciare un segno nel mondo. Ciò che conta davvero è dov’è il nostro tesoro, qual è il senso della nostra vita e se ci stiamo davvero preoccupando di vivere profondamente anziché a lungo.

Nella misura in cui questo tesoro è posto nelle cose importanti e intangibili come l’amore, la preghiera, la fiducia in Dio, la bontà, il perdono, la compassione, il servizio, la dedizione, il sacrificio, il fatto di condividere i nostri doni e talenti con gli altri…, credo che vivremo in modo più pieno e riempiremo i nostri polmoni con la bellezza dell’esistenza.

“Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” (Matteo 25, 13)

Nessuno di noi sa quando morirà. Può essere che Dio ci chiami oggi, domani o tra qualche anno… Potremo avere una morte prematura o una vita lunga.

Nessuno di noi può controllare quanto vivrà, ma può controllare di che “colore” sarà la propria vita, quando profondamente vivrà e come saprà approfittare degli anni a sua disposizione.

Dobbiamo essere sempre pronti e vigili, vivendo in pienezza ogni giornata per poter costruire il cielo sulla Terra sulla base di quello che siamo e di ciò che possiamo apportare alla società.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link.

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