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Prete ucciso a Como: si è costituito l’omicida

Il vescovo, accorso sul luogo dell'omicidio di Don Roberto.

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 15/09/20
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Don Roberto, prete vicino a migranti e senzatetto, è stato trovato steso a terra, con una ferita da arma da taglio, nella salitina che porta alla chiesa, non lontano dalla fermata dalla fontanella dell’acqua

Un prete di 51 anni, don Roberto Malgesini, è stato accoltellato a morte questa mattina in piazza San Rocco, a Como. L’aggressione è avvenuta poco dopo le 7, proprio sotto la casa dove il sacerdote (originario della Valtellina) abitava.

Don Roberto è stato trovato steso a terra, con una ferita da arma da taglio, nella salitina che porta alla chiesa, non lontano dalla fermata dalla fontanella dell’acqua.

L’autore dell’omicidio

Inutili i soccorsi di ambulanze e automedica: i sanitari hanno soltanto potuto constatare il decesso. L’autore del delitto si è costituito ai carabinieri: sarebbe un cittadino straniero.

Gli uomini della polizia scientifica hanno ritrovato non lontano dal corpo un coltello insanguinato, sicuramente l’arma del delitto (La Provincia di Como, 15 settembre).

Due ipotesi sui problemi psichici dell’omicida

Sull’omicida pende un provvedimento di espulsione datato 8 aprile e ‘sospeso’, spiegano fonti della questura all’Agi (15 settembre) – notizia ripresa anche da Il Giornale (15 settembre) – a causa del blocco dei voli causa coronavirus. Ricostruzione che però confligge con quanto dichiarato da Roberto Bernasconi, direttore della caritas di Como, secondo cui «aveva problemi psichici e dei provvedimenti di espulsione non eseguiti fin dal 2015».

Le fonti della questura di Como, però, smentiscono l’ipotesi che avesse problemi mentali. «Non risulta né dalla documentazione medica che lo riguarda né dalle verifiche con i servizi sociali», dicono.

Amico di senzatetto e migranti

Don Roberto, invece, era un vero prete “di strada”, apparteneva alla parrocchia di San Bartolomeo. Portava le colazioni ai senzatetto, serviva alla mensa, al dormitorio, aveva stretto relazioni profonde con molti senzatetto e migranti, se c’era bisogno di portare qualcuno dal medico lo caricava in auto e senza pensarci due volte lo accompagnava.

Un animo generoso, non solo per la sua vocazione religiosa, ma soprattutto per quella umana. Aiutare gli altri è il precetto su cui aveva basato la sua intera vita (quicomo.it, 15 settembre).

Le multe per le colazioni ai poveri

Il prete aveva recentemente violato un’ordinanza della giunta di centrodestra che vietava la distribuzione di generi alimentari ai poveri: tra le polemiche, don Roberto aveva sfidato il Municipio e aveva distribuito ugualmente la colazione ai senzatetto che riposavano sotto il portico dell’ex chiesa San Francesco.

La Caritas di Como e altri volontari avevano seguito il suo esempio. E così la polizia locale aveva iniziato a firmare multe. Dopo aver ricevuto la sanzione, don Roberto «non aveva reagito – ricorda chi gli stava vicino – niente commenti, né interviste». Aveva semplicemente pagato la multa (Fan Page, 15 settembre).

Il vescovo: la lezione che ci lascia Don Roberto

«Viviamo nella fede un profondo senso di vicinanza a colui che possiamo definire un martire della carità. Era un prete veramente evangelico che si è donato a tutti con una semplicità di cuore e con una gratuità veramente invidiabile». Lo ha detto il vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni, in un’intervista al Tg2000 (15 settembre), in merito all’uccisione di don Roberto Malgesini.

«La nostra Chiesa», ha proseguito il vescovo di Como, è «in viva sofferenza in questo momento come già in tempi recenti a causa di altre morti che ci hanno addolorato». Don Malgesini, ha concluso il vescovo, «lascia l’insegnamento di accostarci a tutti, a partire dai poveri che egli riconosceva come la carne di Cristo e di servirli, di amarli in qualunque situazione, da qualunque provenienza e da qualunque religione».


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