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La scintilla del lunedì – Il nostro primo giorno di scuola

SCINTILLE, SCHOOL, COVER

Halfpoint | Shutterstock

Annalisa Teggi - pubblicato il 14/09/20

"Mamma, dopo che avrò misurato la temperatura, strofinato il gel igienizzante e indossato la mascherina, potrò fare domande in classe?". Così i nostri figli ci educano a essere liberi dentro ogni circostanza

Oggi per molti ragazzi ricomincia la scuola, può essere anche per noi un primo giorno di scuola. Mi spiego raccontando un fatto. Come tantissimi genitori, ho seguito tutte le riunioni che le diverse scuole dei miei figli hanno organizzato per spiegare le nuove regole e la nuova gestione della quotidianità in classe. Anche una cosa semplice come alzarsi dal banco e andare alla lavagna per fare un esercizio diventerà una procedura non scontata. Un po’ tanta ansia è cresciuta dentro di me e l’ho senz’altro trasmessa ai miei figli quando ho riferito loro tutte le istruzioni da seguire. Mi rendo conto che mi sono ridotta a raccontare loro qualcosa di molto simile al chiuderli in gabbia. (NB: capisco perché ci è chiesta questa fatica, non mi ci voglio sottrarre o fare polemica!)

Il mio figlio di mezzo che comincia la quinta elementare ha commentato questa la mia sfilza di parole dicendo: “Mamma, ma in classe potrò continuare a fare domande? Perché se posso fare le domande, a me basta”.

Non voglio dire che mio figlio ha grandi intuizioni ed è speciale, voglio dire che è speciale al modo in cui lo sono tutti i bambini. Ed ecco chi sono i piccoli che Gesù volle accanto a sé, quelli con la voce direttamente connessa alla coscienza. I bambini sono capaci di mostrarci la via per uscire dalle nostre gabbie, ricordandoci cos’è un essere umano.

Strofinate ben bene le mani con gel igienizzanti, indossata la mascherina, misurata la temperatura … i nostri figli potranno fare domande. Questo vuol dire che riusciranno a essere liberi, pur dentro il senso incognito e opprimente dell’emergenza che viviamo. E lo stesso vale per noi adulti. Tante volte ci siamo commossi venendo a sapere di uomini che hanno mostrato, nelle più tragiche circostanze storiche, di saper essere liberi anche nelle mille forme di prigione che possono esserci. Perché anche in un corpo che patisce, l’anima è legata solo a Dio ed è perciò vincolata solo all’Amore di un Padre. Un uomo che domanda è un uomo libero, è una creatura che sta dentro la fatica dell’oggi, del qui e ora, sapendo che c’è più del buio, dei dubbi e della paura che vede. E per proseguire bisogna far uscire la voce, non per gridare e non per dire la nostra: si fanno domande per chiedere aiuto a chi è più grande e per chiamare a raccolta gli amici.

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