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Solo il perdono ci apre gli occhi

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 11/09/20

Gesù è venuto a sradicare quella rabbia che acceca e che riversiamo sugli altri proprio riguardo ai difetti irrisolti dentro di noi.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca?
Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo?
Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello». (Lc 6,39-42)
“Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt’e due in una buca?”. Il ragionamento che Gesù fa nel Vangelo di oggi non fa una piega. Infatti una persona che non vede non può indicare la strada ad un altro. Ma la cosa più interessante è il motivo della cecità. Gesù la descrive così: “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non t’accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”.
Nessuno è in grado di accorgersi di questa cecità se non grazie a una riflessione che dovremmo essere tutti capaci di fare a partire proprio da quello che Gesù dice nel Vangelo di oggi. Infatti quando c’è qualcosa che ci innervosisce nell’atteggiamento degli altri, o qualcosa che suscita immediatamente in noi giudizio, quello è il chiaro segno che lo stesso difetto in noi sovrabbonda ma non ce ne accorgiamo. Inconsciamente lo detestiamo, ma non riuscendolo ad odiare in noi, lo odiamo solo quando lo incontriamo negli altri. Così invece di cambiare noi, pretendiamo che cambi il resto del mondo. Gesù chiama questo atteggiamento “ipocrisia”. È, cioè, una forma di falsità che fa sì che da una parte pretendiamo delle cose, ma quando quelle stesse cose riguardano noi, non siamo disposti ad ascoltare. Infatti più una persona è rigida ed è sprezzante nei confronti degli altri, più significa che ha zone irrisolte nella propria vita. E per capire che cosa nello specifico ha di irrisolto, basta vedere quali sono le cose su cui batte continuamente nei suoi giudizi. Un esame di coscienza simile ci aiuterebbe ad avere una consapevolezza di noi che molto spesso non abbiamo. Infatti nella vita spirituale siamo più disposti a fissare lo sguardo fuori di noi, senza accorgerci che la prima grande lezione è una giusta consapevolezza della realtà di noi stessi.
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