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Stile di vita
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Cosa mi ha insegnato Dio permettendomi di accompagnare uno dei miei pazienti nei suoi ultimi giorni

Golden wheat

Di irin-k

Catholic Link - pubblicato il 11/09/20

di Alvaro Díaz

Affrontare la morte non è mai facile. Questa settimana ho vissuto uno dei momenti più dolorosi nella mia pratica delle cure palliative. Questi pochi anni di servizio mi hanno posto davanti a tanti momenti di sofferenza, ma ho potuto anche vedere che si può aiutare ad alleviare un po’ questo dolore.

Ho avuto due pazienti molto giovani, uno di 20 anni e un’altra di 30, nella fase finale della loro vita e che sono venuti a mancare questa settimana. Anche se sapevo che sarebbero morti presto perché le malattie incurabili da cui erano affetti erano in fase avanzata, il loro decesso è avvenuto molto rapidamente, e ha provocato un immenso dolore. Le famiglie non si sentivano preparate all’arrivo di questo momento (anche se credo che nessuno lo sia).

Mi ha colpito in particolare il ragazzo ventenne. Quando una mattina sono andato a visitarlo aveva una crisi di panico, ed è riuscito a dirmi a fatica che sentiva che se ne stava andando e che aveva molta paura. Sono rimasto lì per cercare di tranquilizzarlo e per fare compagnia a lui e alla sua famiglia. Con l’aiuto di un po’ di sedativo si è addormentato, e poco dopo è morto.

La vicinanza alla morte

HOSPITAL
Photographee.eu | Shutterstock

Le sue parole mi hanno toccato profondamente e mi hanno messo in discussione. Qualche giorno prima lo vedevo animato dalla speranza di migliorare, non in grado di accettare che non ci fosse una cura per lui. Si sentiva ancora pieno di voglia di realizzare i suoi progetti, e non voleva vedersi sconfitto.

In varie occasioni ho provato a parlare della realtà della sua malattia e dell’importanza di prepararsi a quello che poteva arrivare. Mi ascoltava, ma non era molto aperto. Si vedeva che era triste e rassegnato. Ho trascorso pochi giorni con lui, ma credo di aver dato il meglio che potevo offrire.

Era difficile avere davanti a me un ragazzo in quelle condizioni, visto che sono abituato a stare con giovani energici, appassionati e pieni di forza. È stato triste vedere come molte delle sue speranze si spegnessero a poco a poco.

Pensavo anche a tutti i giovani che accompagno giorno dopo giorno nel mio apostolato, che vivono con quelle stesse speranze e le stesse aspettative, avendo tante opportunità e a volte non approfittando di questa vita.

È un paradosso: chi ha pochi giorni di vita davanti a sé desidera farlo con più speranza, chi ha tutta una vita davanti la spreca o non la vive davvero.

Dio si è avvalso di questa esperienza dolorosa per insegnarmi qualcosa

water
Di SSVisuals|Shutterstock

In questi giorni mi sono interrogato molto su cosa mi insegni la morte di questi giovani e di come Dio se ne sia avvalso per educarmi e incoraggiarmi nella mia vocazione e nel mio apostolato.

Mi interrogo soprattutto sul rapporto che ha da un lato il fatto di sentirmi chiamato così intensamente ad assistere le persone nei loro ultimi istanti di vita e ad alleviarne la sofferenza, e dall’altro l’inquietudine di accompagnare tanti giovani perché possano incontrare il Signore e trovarvi risposte per la loro vita.

Mi chiedo che rapporto abbiano questi due apostolati che a volte sembrano tanto diversi. Parlando con un amico, mi ha detto qualcosa che mi ha commosso molto e su cui sto riflettendo: “Beata la tua anima, che può vedere ciò che la morte ha da dire alla vita, la vita di certi giovani che senza luce vivono come morti”.

Credo che abbia ragione. Le lezioni che imparo al momento della morte sono luci per la vita – per la mia e per quella degli altri. È quello di cui la Sacra Scrittura parla spesso, l’esercizio spirituale di riflettere sulla morte per trovare risposte e luci per la propria esistenza.

La speranza della vita eterna

Golden wheat
Di irin-k

Il frutto che il Signore mi dona di questi giorni di dolore è il desiderio di continuare a portare speranza. Anche se mi è rimasta impressa con immenso dolore, l’immagine del volto timoroso del mio paziente di fronte all’imminenza della sua morte ha mosso in me il desiderio ardente di continuare a promuovere la luce e la pace che solo Gesù può offrire.

Voglio mostrare ai giovani che Gesù è Colui in cui possono trovare tutte le risposte che chiedono i loro cuori. Che Egli è l’amico che non tradisce e a cui vale la pena di donare la vita. Solo in Lui c’è vita in abbondanza.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link

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