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Non dobbiamo aver timore di mostrarci ai nostri figli per quello che siamo: imperfetti

FATHER CRIES,

altanaka | Shutterstock

Alessandro Benigni - pubblicato il 07/09/20

Così i figli sapranno che del papà e della mamma ci si può davvero fidare, proprio perché hanno il coraggio di mettersi a nudo nei loro stessi difetti.

Pensierino semplice, su genitori e figli. Lo sanno tutti: normalmente, i bambini tendono a idealizzare i genitori, per cui la mamma e il papà diventano facilmente gli eroi del (loro) mondo in costruzione. Questo fenomeno ha numerose ed importanti cause di ordine psichico ed evolutivo, sulle quali non è qui il caso di dilungarsi. Quello che invece m’interessa, anche osservando la mia situazione particolare, è il vantaggio che si può trarre dall’essere non solo genitori imperfetti (per essere generosi), ma anche probabilmente persone con qualche difetto in più della media. Mettiamola così. Siccome – e anche questo dovrebbe essere materia di conoscenza comune – poche cose nella vita sono così gravi e dolorose e portano ferite tanto profonde quanto la disillusione nei confronti di chi si ama (a partire appunto proprio dai genitori: quanto è doloroso quando sono proprio loro a deludere? I nostri eroi, i nostri modelli, chi più di tutti ci ha amato: come hanno potuto farci così e cosà? etc. etc.), ecco, siccome come dicevo la disillusione è dolorosa, oltre che pericolosa (soprattutto quando avviene in là con gli anni, quando le strutture psichiche ed emotive si sono consolidate) per un verso o per un altro, ecco, allora forse abbiamo una ragione in più per essere sempre sinceri con i nostri figli, non avendo timore di farci vedere per quello che siamo: imperfetti, manchevoli, spesso deboli, forse ancora più spesso incapaci di capire ed in particolare di capirli. Da una parte i figli sapranno – pagandone lo scotto sulla loro stessa pelle – che del papà e della mamma ci si può davvero fidare, proprio perché hanno il coraggio di mettersi a nudo nei loro stessi difetti. Inoltre eviteranno grandi delusioni in seguito, quando avranno acquistato la capacità di vedere distintamente e di valutare in assoluta autonomia. E in terzo luogo, sarà chiaro fin da subito che l’autorità del genitore non si basa né sulla perfezione, né sul bene, né su altro, ma solo sull’essere genitore-in-sé, dunque su un Dono che si dà, insieme alla sua responsabilità decrescente col tempo da una parte, inversamente crescente dall’altra. Per inciso, questo è anche un motivo per cui di fronte ad alcuni disastri genitoriali di cui la cronaca non manca di informarci, io insisto sul bisogno di prendere in cura e di sostenere tutto il gruppo familiare (genitori e figli), anziché semplicemente strappare i figli ai genitori, come troppo spesso vediamo accadere, forse in certi casi senza aver valutato davvero e fino in fondo tutte le alternative possibili.


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QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA ALESSANDRO BENIGNI

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