Se pronunciamo la parola «scuola» i battiti cardiaci accelerano in queste settimane. Non è un fronte caldo, è rovente a temperature vulcaniche. I genitori sono subissati di informazioni che sono criptiche quanto gli oracoli della Sibilla Cumana e si preparano al primo giorno di scuola con lo stesso orizzonte cupo di Leonida alle Termopili. Gli insegnanti non sono da meno quanto a mole di preparativi e incognite, la proverbiale espressione «entrare in classe» quest’anno sottende una traversata degna di Magellano. E poi ci sono i ragazzi, quelli che si rischia di ridurre a giovani creature dotate di mascherina che non dovranno giocherellare coi banchi monoposto a rotelle.
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Per non precipitare nella voragine di questo orizzonte segnato da così tante criticità, facciamo un grande salto altrove; ma non per fuggire dai problemi, bensì per ricordarci cosa c’è davvero in ballo quando si parla di educazione. Sì, abbiamo letto tanti saggi pedagogici, abbiamo ascoltato le parole bellissime di insegnanti carismatici. Ecco. Corroboriamo l’entusiasmo della teoria, con la meraviglia della pratica.
C’è una bella storia che viene dal Brasile – pre-Covid, da specificare – che ha per protagonista una bambina (inserite voi, a piacimento, tutte le citazioni sul valore illuminante dell’infanzia, dal richiamo evangelico sui piccoli al fanciullino di Pascoli). Rizelia, una delle insegnanti della protagonista ha commentato l’impresa della sua alunna dicendo:
Questa è l’educazione che cambia il mondo!
Vale la pena, allora, capire cosa è successo.
Barbara e Francisco
Nel Nord del Brasile il tasso di analfabetismo si aggira attorno al 14%, intendendo con ciò proprio la non capacità di leggere e scrivere; in Italia siamo attorno allo 0,4% (anche se nel nostro paese c’è un allarme rosso sull’analfabetismo funzionale, ma questo è un altro discorso). Nella città brasiliana di Crato vivono Barbara Matos Costa, 9 anni, e Francisco Santana Filho – ma per tutti Zezinho – di 68 anni.
Lei frequenta il Collegio Diocesano e le piace molto studiare soprattutto l’inglese, lui invece ha dovuto cominciare a lavorare fin da quando aveva 12 anni ed è un venditore ambulante di gelati e ghiaccioli. Siamo in un contesto umano povero ma decoroso, facile immaginare come si siano conosciuti: all’uscita di scuola per Barbara e per i suoi compagni non c’è gioia più grande di mangiarsi un buon ghiacciolo. Il gusto preferito di Barbara è la fragola, molto femminile come il cerchietto rosa a fiori giganti che indossa. Ma gli stereotipi finiscono qui.
A parte i brevi scambi per l’acquisto del gelato, Zezinho ammette che nessuno di questi ragazzini si è mai molto interessato a lui. Finché un giorno Barbara si è accorta che lui aveva problemi col portoghese e, a domanda diretta, l’uomo le ha risposto che non sapeva leggere né scrivere. Non era un gran problema per lui, ma spontaneamente a Barbara è venuto lo slancio di fargli da maestra.