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Un’abbondanza di vita così grande che va condivisa

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Dmitry Molchanov|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 03/09/20

La vocazione non è un sacrificio, quando Gesù chiama è per riempire il nostro vuoto come le reti da pesca di Pietro che quasi si rompevano.
In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret
e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti.
Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca».
Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti».
E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.
Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano.
Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore».
Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto;
così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. (Lc 5,1-11)
Il racconto della vocazione dei primi discepoli, così come ce la narra l’evangelista Luca nel passo del vangelo di oggi, ha qualche dettaglio che non può passare sotto silenzio. Il primo, ad esempio, è il modo con cui Gesù approccia Pietro. “Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca”. La scena è chiara: c’è una grande folla, Gesù sta predicando, ma non c’è abbastanza spazio affinché quella parola arrivi a tutti. La folla è tale che lo schiaccia. Ha bisogno di uno spazio preferenziale su cui possa salire e parlare a tutti. È bello pensare che il senso della consacrazione, ad esempio, nasca proprio dall’esigenza di Gesù di salire nella vita di una persona in maniera preferenziale.
Chi sceglie Gesù in una particolare forma di consacrazione, è come se riservasse a Lui uno spazio dove Egli possa esserci e parlare a tutti. Ma finita questa “predica”, Gesù comanda a Simon Pietro di fare qualcosa: “Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli”. Gesù quando ci domanda qualcosa per Lui non lo fa semplicemente per sfruttarci, ma ha come scopo finale quello di riempire la nostra vita. Pietro e gli altri, inizialmente sembrano aver fatto loro un favore a Gesù, ma poi si accorgono che Gesù gli ha riempito due barche di pesci a tal punto che quasi affondavano. Lo scopo di una vocazione non è sacrificarsi per Cristo, ma lasciare che Egli riempia il nostro vuoto di abbondanza di vita, tanto da essere “costretti” a condividerla.
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