I giudizi e i pregiudizi altrui su di me non sostituiscono la mia verità più profonda
Conta tanto quello che pensano le persone che non mi conoscono e non mi amano?
In realtà non importa molto. Non conoscono tutta la mia verità. Non hanno neanche toccato il mio peccato. E se lo conoscono non capiscono le circostanze in cui si manifesta la mia debolezza.
Non hanno scandagliato la mia storia per comprendermi, non per giustificarmi. La loro opinione è basata su percezioni, su interpretazioni che possono cambiare.
I giudizi e i pregiudizi altrui su di me non sostituiscono la mia verità più profonda. Nulla può cambiare quello che sono dentro.
E neanche la mia opinione sugli altri li determina. È solo uno sguardo, il mio, soggettivo. Ed è bene togliermi i pregiudizi negativi che mi chiudono al fratello. Tirar fuori l’altro da quella casella in cui l’ho inserito perché non sia diverso da come lo percepisco.
Questo sguardo non è determinante. Non voglio nemmeno dipendere dai giudizi degli uomini sulla mia vita, quegli uomini che in realtà non mi amano. Non mi amano come sono e non conoscono la mia verità più profonda.
A Gesù importava?

Gesù vuole sapere cosa la gente e i discepoli pensano di Lui: “La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo? Ma voi, chi dite che io sia?”
La prima domanda ha a che vedere con chi conosce meno Gesù. Hanno visto alcune delle sue opere, assistito ad alcuni dei suoi miracoli, ma non lo hanno conosciuto in profondità.
Non sono stati testimoni di tutte le sue opere. Non hanno ascoltato tutte le sue parole, anche quelle sussurrate ai suoi discepoli più amati. Non hanno vissuto vicino a Lui.