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In Libano i cristiani resistono agli speculatori

WYBUCH W BEJRUCIE

STR/AFP/East News

Aiuto alla Chiesa che Soffre - pubblicato il 24/08/20

“La gente vuole restare. Varie persone anziane, e anche più giovani, restano a casa propria pur se danneggiata”

I cristiani di Beirut hanno risposto con opposizione ai resoconti sul fatto che alcuni gruppi che cercano di trarre profitto dalle esplosioni del 4 agosto stanno cercando di persuaderli a vendere tutto e ad andarsene.

Si dice che ci siano 300.000 famiglie sfollate a seguito degli eventi di qualche settimana fa. Monsignor Toufic Bou-Hadir ha descritto come la gente, inclusi gli anziani, stiano optando per mantenere le proprie abitazioni danneggiate anziché accettare l’offerta di vendere le loro proprietà.

Sottolineando che i quartieri cristiani di Beirut hanno subìto l’impatto dell’esplosione, monsignor Toufic ha affermato che negli ultimi giorni i leader della Chiesa hanno lavorato con i politici per frustrare gli speculatori di proprietà approvando leggi che impediscono ai fedeli di vendere le proprie abitazioni.


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Nel frattempo, quasi 300 giovani hanno gremito la cattedrale maronita – anch’essa danneggiata – di Beirut per una veglia notturna in cui hanno ascoltato l’arcivescovo Paul Abdel Sater chiedere loro di non perdere la fede nel loro futuro nella città nonostante le esplosioni.

In un’intervista alla Fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre, che sta prestando aiuti di emergenza alle vittime dell’esplosione, monsignor Bou-Hadir ha affermato che “ci sono persone che si approfittano di questa catastrofe per comprare terre e case dei cristiani”.

“La gente vuole restare”, ha aggiunto. “Varie persone anziane, e anche più giovani, restano a casa propria pur se danneggiata. Con tutto il rispetto per le persone che hanno altre convinzioni religiose, non possiamo vendere case cristiane ad altre persone. Non vogliamo cambiare la demografia. La terra non ha solo un valore materiale. È la nostra dignità; è dove si trovano le nostre radici”.

Monsignor Bou-Hadir, direttore della Commissione Patriarcale Maronita per la Gioventù, ha lodato i giovani, che a suo avviso hanno lavorato sodo come volontari per ripulire le strade dalle macerie provocate dalle esplosioni e fornire aiuti di emergenza alle famiglie.




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Poche ore dopo il disastro, la Fondazione ACS ha deciso di inviare aiuti di emergenza per offrire cibo a 5.000 famiglie.

Monsignor Bou-Hadir ha sottolineato che la via del recupero di Beirut sarà lunga e complicata. Si dice che le esplosioni abbiano provocato 200 vittime e 6.000 feriti.

“Voglio ringraziare la Fondazione ACS per l’aiuto per prestare il sostegno essenziale. All’inizio c’era soltanto choc. Le persone si concentravano solo sul fatto di cercare di sopravvivere. Ora si stanno rendendo conto dell’impatto di ciò che è accaduto e di quanto sarà duro e difficile il futuro, ma la nostra speranza è Cristo”.

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