Ecco la mia esperienza
di Sandra Estrada
Povertà di spirito? La parola “povertà” in genere allarma tutti, e ci fa paura parlare del valore evangelico che ha. Iniziando a leggere il Vangelo troverete spesso questa parola, “gli ultimi”, “i poveri”, che “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli”.
Ci viene in mente un’infinità di interrogativi. Cosa vuol dire? Dovrò vivere in povertà per essere accettato in cielo? Essere ricchi è un peccato? Cosa mostrerò sulle mie reti sociali?
Questi ultimi anni, però, mi hanno fatto rendere conto di quanto faccia bene al corpo, alla mente e allo spirito il digiuno, e non mi riferisco al digiuno tradizionale a pane e acqua, ma al digiuno da mille opzioni, da “infinite possibilità” che mi offre il mondo, da quello che diranno, dalla critica e dagli egoismi.
Se solo ricordassimo che Dio (l’amore) basta! Qualche mese fa ho avuto l’opportunità di recarmi in India, e mi sono reso conto che quando c’è poco si capisce ciò che è davvero essenziale. Si capisce che non c’è bisogno di grandi cose, di lusso, nomi o titoli per sentirsi in pace.
Ci serve la povertà di spirito
Quando siamo bambini, capiamo il valore delle cose: al ristorante ci danno fastidio i troppi piatti, le sedie foderate, le tre forchette diverse… perché tante cose?
Crescendo, però, ci preoccupiamo molto di questi dettagli. La purezza di cuore, che va mano nella man con la povertà di spirito, ci manca. Non permettiamo che queste cose che ci sembrano tanto offuschino il nostro sguardo!
“Ci sono due modi per ottenere ciò che è sufficiente. Uno è accumulando sempre più. L’altro è desiderando meno” (G.K. Chesterton). Diamo più spazio a ciò che vale davvero, all’essenziale, a quello che non si vede a prima vista, a quello che ciascuno custodisce nel cuore.
“Mi piace perché è una donna semplice”, mi diceva un amico parlando della sua nuova fidanzata. Gli piaceva il fatto che se restavano in panne in un paese durante un viaggio ridesse e si divertisse anziché preoccuparsi di non sporcarsi o di dover mangiare per strada.
Quando impieghiamo la vita cercando di rispettare aspettative di scenari ideali per avere successo in rete o per essere lodati per il tanto o poco che possediamo, perdiamo quello che conta davvero.