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Evan, il bimbo picchiato a morte. Don Di Noto: è una strage silenziosa

VIOLENCE

By Mama Belle and the kids | Shutterstock

Don Fortunato Di Noto - pubblicato il 19/08/20

Un fatto di cronaca straziante: Evan, il bimbo picchiato a morte a Modica perché non smetteva di piangere

Non piangere piccolo mio, non piangere. Piango con te e confondo le mie lacrime con le tue per capire ciò che tu vuoi dirmi, per amarti di più, per gioire con te.

Non è andata così: non sopportavano il pianto del bambino, per questa ragione è stato ucciso.
È per me terrificante la morte del piccolo Evan (21 mesi) di Rosolini (Siracusa) della Diocesi di Noto, morto per maltrattamenti e percosse. Una situazione scioccante, hanno detto i medici che lo hanno soccorso. Mentre scrivo sono in stato di fermo la madre e il convivente per i reati di maltrattamenti e concorso in omicidio. L’ipotesi: ucciso di botte perché piangeva. Ma non era la prima volta che il piccolo subiva maltrattamenti, a quanto pare: in tanti sapevano, in tanti tacevano. Meglio il silenzio, lo stesso che, in molti situazioni simili, alimenta la connivenza dei violenti.

Signore, ti prego, ascolta il grido di dolore dei tuoi piccoli figli.

Sembra sia stato il pianto a scatenare la brutale violenza per zittirlo, eliminarlo, costringere al silenzio tutta la terra attorno a lui. Si fece silenzio: il silenzio è usato da molti per evitare che qualcuno scorga la presenza dell’altro. Il pianto è, spesso, l’unica voce dei bambini per esprimere il disagio, la sofferenza, il grido di dolore, il rifiuto, l’angoscia, la paura. Insopportabile è il pianto: esso ha la forza non solo di intenerire, di capire come attivare consolazione e tenerezza, ma anche la forza prorompente dell’eccitazione violenta: sopprimere, anziché compassionevolmente accogliere. Ma non si è educati alla compassione e alla tenerezza. Pugni, calci, schiaffi… e il rossore dei lividi accompagnano le fragilità umane mai sanate, curate, guarite.

Ancora una volta un “bambinicidio”, termine che vogliamo utilizzare per indicare questa strage perpetrata spesso nel silenzio su centinaia tra bambini e neonati uccisi dagli adulti, spesso padri e madri. Violenza inaudita spesso nel contesto di una fragilità umana e sociale già esistente che non è stata sanata: anzi, la stessa fragilità diventa ulteriore frantumazione generando violenza e non contenimento delle frustrazioni. È terrificante la situazione che ci richiama, ancora una volta, alla condizione di tanti bambini vittime di violenza, maltrattamento e indifferenza.

Neanche la rete di amicizia e di parentela è capace di segnalare i disagi, dal momento che per loro, per la loro logica, questa è qualcosa che non interessa. Sono fatti privati che diventano pubblici quando c’è solo un’indignazione sociale per il fatto di cronaca.

Quali servizi alla persona sono mancanti, quali i percorsi per la fragilità umana (che può essere ricchezza se aiutata a guarire e a trovare la forza per andare avanti)? Qual è l’interesse per i piccoli che assistono alle scelte sbagliate degli adulti e piangono? Domande senza risposta.
Anche Gesù pianse e piange e anch’io, anche noi, vogliamo piangere e gridare. Non è solo un dire, ma un sentire nella carne, nella profondità dell’anima. Le lacrime sono le lenti per vedere l’Amore, quell’Amore che forze oscure negano alla bellezza dell’uomo. Fin dal grembo materno.
Che il Cielo accolga questo bambino e tutti i bambini uccisi dalle loro madri e padri. Possano continuare a giocare con gli altri bambini, incontrare Gesù Bambino e mano nella mano continuare a camminare e a richiamare questa umanità a vivere da umani e non da disumani.

Possano le lacrime dei bambini, il loro pianto, risvegliare le coscienze sopite nel muto silenzio dell’indifferenza e della violenza.

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