“Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli”. Un bambino non è contorto nei suoi ragionamenti, è semplice, va subito alla questione essenziale. Un bambino non cerca la forza in se stesso, ma in chi lo ama. Un cristiano deve convertirsi a queste caratteristiche per accogliere il Vangelo.In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda». (Mt 18,1-5.10.12-14)
Il tema portante del Vangelo di oggi è quello dei bambini. Gesù usa loro per fornire una chiave di lettura della logica del Regno: “«Chi dunque è il più grande nel regno dei cieli?». Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli”. Perché proprio i bambini? Diversi sono i motivi. Innanzitutto dobbiamo dire che ai tempi di Gesù erano considerati persone di serie B, o forse sarebbe meglio dire che non erano per niente considerati. Gesù invece li considera, li mette al centro, li indica come decisivi per capire e poter entrare nel Regno. E lo fa proprio per questo loro scarto, per questa loro inconsistenza culturale e sociale. Dio scommette sempre su coloro che il mondo invece scarta e mette da parte. La verità di Dio la si trova sempre nelle “periferie esistenziali”, così come le chiama Papa Francesco.
Il secondo motivo lo si ritrova in quell’innata semplicità ed essenzialità che essi hanno. Un bambino non è contorto nei suoi ragionamenti, è semplice, va subito alla questione essenziale. Poi ha un ulteriore caratteristica: vive affidato. Un bambino, vive consegnato a delle relazioni che lo fanno sentire protetto, sicuro, coraggioso, sereno. Non cerca la forza in se stesso, ma cerca la forza in chi lo ama. Un cristiano deve convertirsi a queste caratteristiche per accogliere il Vangelo: semplicità, chiarezza, relazioni affidabili. Solo così il cristianesimo porta frutto. Se usiamo la fede per complicarci di più la vita allora la pervertiamo. La fede serve a districare le cose complicate. Se usiamo la fede per perdere di vista l’essenziale allora quella non è la fede cristiana ma solo una religione psicologica che ci fa cercare diversivi. Se la fede non migliora la qualità delle nostre relazioni allora la nostra fede è ideologia non è Vangelo.
Matteo 18,1-5 18,10 18,12-14
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