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Il cammino che ha portato Juanita Fernández a diventare Santa Teresa de Los Andes

TERESA DE LOS ANDES

Facebook | @santuarioteresadelosandes

Macarena Gayangos - pubblicato il 11/08/20

Parla María Risopatrón, autrice del libro “Santa Teresa de Los Andes, Teresa de Chile”, che racconta i particolari della vita di questa donna

“Nel 1987 Papa Giovanni Paolo II doveva venire in Cile e avrebbe beatificato Teresa de los Andes; non sapevo chi fosse, ed essendo curiosa ho iniziato a indagare. Ho comprato il suo libro Diari e Lettere e l’ho divorato in una notte, ma sono rimasta col dubbio su come una ragazza potesse scrivere con quella profondità; avevo la sensazione che si fosse corretta perché ho pensato che l’avessero esaltata troppo”, commenta Ana María Risopatrón, editrice e biografa autrice del libro Santa Teresa de Los Andes, Teresa de Chile.

“Leggendo le lettere e i diari originali, sono rimasta colpita dal fatto che non ci fossero cambiamenti, solo qualche correzione nella punteggiatura. Mi ha colpito la maturità e l’intimità che ha avuto con Cristo e la Santissima Vergine fin da molto piccola. In un passo Juanita scrive: ‘Il mio specchio dev’essere Maria perché Gesù mi trovi, per riflettermi in lei e farmi amare così da Cristo’”.

TERESA DE LOS ANDES
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Si tratta della prima cilena e prima carmelitana d’America ad arrivare agli altari. Papa Francesco ha esteso fino al 12 aprile 2021 il suo Anno Giubilare nel centenario della sua morte.

“Teresa de Los Andes è diventata famosa perché negli 11 mesi scarsi in cui è stata nel Carmelo ha attirato 8 o 9 vocazioni religiose al monastero attraverso le lettere che inviava alle sue amiche, che leggendole rimanevano sorprese dalla gioia che trasmettevano le sue parole e si innamoravano della vita consacrata al Signore”, spiega l’editrice e scrittrice.

Juanita Fernández ha preso il nome di Teresa di Gesù quando è entrata nel monastero delle Carmelitane Scalze di Los Andes, città dedita principalmente all’agricoltura e situata a un’ora a nord di Santiago e a pochi chilometri da Chacabuco, località in cui Juanita trascorreva l’estate nella casa di campagna di famiglia.

Nei suoi diari e nelle sue lettere si riflette l’amore che nutriva per la famiglia, le amiche, i poveri e i bisognosi. Si sa che vendette un orologio per dare il denaro ricavato a chi ne aveva bisogno e che accoglieva chiunque bussasse alla porta di casa sua.

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Un giorno, tornando dalla Messa, “vide un bambino che si chiamava Juanito che tremava di freddo e decise di portarlo a casa sua per fargli fare colazione”, ricorda Ana María.

“Quel bambino iniziò ad andare a casa dei Fernández, dove Juanita lo faceva pranzare, e così lei seppe che non ea mai andato a scuola e che non era amato in famiglia. Ad appena 15 anni, Juanita lo iscrisse alla scuola pubblica, lo preparò alla Prima Comunione e andò a parlare con il padre, dicendogli con delicatezza ma anche con fermezza che doveva abbandonare l’alcool perché stava provocando un danno enorme al figlio e alla famiglia. Dei testimoni raccontano che quell’uomo rimase talmente colpito dalla convinzione di Juanita che cambiò radicalmente”.

L’editrice e scrittrice racconta anche che l’aiuto di Juanita ebbe luogo in un contesto economico molto difficile per la famiglia, tanto che il fratello a lei più vicino, Luis, le disse: “’Come puoi portare tutti i giorni tanta gente a casa per mangiare? Non si può. Ogni tanto va bene, ma non sempre’. Lei rispose: ‘Cosa vuoi che faccia se hanno fame tutti i giorni?’”

Questa dedizione agli altri si riflette in una meta o proposito che scrisse a 16 anni nel suo diario: “Mi sforzerò di lavorare per la felicità degli altri, devo eclissarmi”. Lo faceva anche nel collegio del Sacro Cuore, in cui viveva, con le bambine che arrivavano da altre regioni a Santiago e non conoscevano nessuno, avvicinandosi a loro e integrandole.

“Era sempre in prima linea per unire, innanzitutto la sua famiglia, che aveva vari problemi, non solo economici, e le sue compagne, ma anche andando incontro ai poveri: il sabato pomeriggio andava in una scuola per bambine in condizioni vulnerabili e le preparava per la Prima Comunione e la Confermazione, e con la sua testimonianza d’amore e dedizione mostrava il volto di Gesù e della Vergine Maria”, scrive la biografa.

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Negli scritti della santa cilena spicca il grande amore che nutriva per la sua famiglia. “È stata un ponte all’interno di essa. Muoveva invisibili fili spirituali, con la preghiera, per unire per quanto possibile. Non prendeva mai le parti di uno o dell’altro, e con la sua vicinanza e la sua tenerezza riusciva a far riavvicinare”, sottolinea Ana María Risopatrón.

Juanita era una donna molto sicura delle sue convinzioni, ma non le imponeva né predicava, dando invece l’esempio. Era alta, ma quello che richiamava maggiormente l’attenzione era il suo sguardo, visto che aveva gli occhi viola.

“All’inizio non si rendeva conto di quello che significava davvero la spiritualità carmelitana, ma entrando ha capito che stando lì poteva abbracciare tutte le anime del mondo attraverso la preghiera. È stata una vera apostola, unendo la sua famiglia attraverso le lettere, attirando vocazioni e preoccupandosi fino all’ultimo dettaglio delle sue consorelle carmelitane. Credo che fosse arrivata già santa, ma in monastero ha finito di santificarsi”, ha concluso la biografa.

Ecco l’amore nei confronti di Santa Teresa de Los Andes in Cile in immagini:

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