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Più credi di possedere la tua vita, meno ne godi

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 10/08/20

Il chicco di grano che muore porta molto frutto: la promessa di Gesù è una vita piena, liberata dalla schiavitù del nostro orgoglio.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.” (Gv 12,24-26)

“In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. C’è una verità vera, una verità profonda nel buio delle parole che Gesù pronuncia nel Vangelo di oggi. Infatti finché non accettiamo che dobbiamo imparare a morire, allora non portiamo nemmeno frutto. E imparare a morire significa che non possiamo passare la vita solo a difenderci dalla vita. Delle volte dobbiamo permettere alla vita di aiutarci a morire a noi stessi, di metterci in crisi, in discussione.

Dobbiamo lasciare che la vita ci ferisca fino a tirare fuori il capolavoro che è nascosto dentro ognuno di noi. A nessuno piace morire. Nessuno di noi vorrebbe uccidere il proprio orgoglio, infatti tante volte per difenderlo lo chiamiamo dignità. A nessuno di noi piace rinunciare ai propri ragionamenti e per questo molto spesso le chiamiamo convinzioni profonde. A nessuno di noi piace mettersi contro il proprio apparato emotivo, contro ciò che sente, contro la propria pancia, per questo tante volte noi diciamo “io sono questo”. Ma solo quando capiamo che noi non siamo la nostra storia, non siamo i nostri ragionamenti, non siamo le nostre emozioni e proprio per questo lasciamo che esse possano morire per far emergere una verità più vera, solo allora cominciamo a capire ciò che fino a un attimo prima non riuscivamo a comprendere. “Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”. Che tradotto significa: “chi vive un rapporto possessivo con la propria vita non riesce a goderne nulla, ma chi la rischia per un motivo valido allora ne sente tutta l’ampiezza”. “Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo”. La grande domanda per un cristiano allora è: “dov’è Gesù?”. Solo quando individuiamo la sua geografia allora possiamo anche seguirlo. Per questo molti santi hanno scelto i poveri, gli ultimi, gli scartati perché sapevano bene che lì c’era e c’è Gesù.

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