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Addio piccola Maya! Quante lacrime, quanto dolore, quanta rabbia

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TATJANA SPLICHAL | DRUŽINA

Padre Maurizio Patriciello - pubblicato il 10/08/20

Addio Maya. Addio Gianni. Addio Salvatore. Che le vostre vite spezzate possano farci vergognare ogni qualvolta ci prende la tentazione di premere l’accelleratore, di sorpassare a destra, o di salire in macchina dopo aver alzato il gomito o sniffato cocaina.

A volte si tratta di semplice incoscienza, altre volte di vera e sciocca prepotenza. Sempre siamo di fronte ad azioni le cui conseguenze erano del tutto prevedibili. Parlo degli omicidi stradali. Ce ne abbiamo messo di tempo per smetterla di parlare di semplici “incidenti” e di punirli come tali. L’incidente è qualcosa che non si può prevedere: lo scoppio di uno pneumatico, un malore improvviso del guidatore, un animale selvatico che attraversa la strada. Vivceversa, se guidando a velocità sostenuta, magari un po’ brillo e col telefonino in mano; se non rispettando le regole della strada, provoco un tamponamento mortale, siamo di fronte a un vero e proprio “omicidio”. Ed io, pur senza volerlo, sono diventato un assassino.

Dopo i mesi di clausura forzata, adesso che l’estate splende in tutta la sua bellezza, abbiamo voglia di uscire, di divertirci, di andare a mare. Chi può permettersi una vacanza lo faccia, e con gioia; ma faccia attenzione a non trasformare questo tempo di svago e di riposo in un incubo. Ammettiamolo onestamente: tanta gente guida veramente male, diventando un pericolo per se stessa e per altri. Siamo in tanti a metterci alla guida, non tutti siamo degli assi del volante, non tutti abbiamo gli stessi riflessi, non tutti possediamo l’auto ultimo modello. «Il fine – scriveva san Tommaso – è il primo nell’intelletto e l’ultimo ad essere raggiunto» E per arrivare al fine occorre individuare le strade adatte. Il fine di chi parte è quello di raggiungere la meta prefissata, non essere ricoverato in ospedale o mandare al camposanto qualcuno. Divieti e limiti di velocità devono essere, quindi, osservati scrupolosamente. Inutile piagnucolare dopo un tamponamento che ha causato la morte di qualcuno, dicendo che siamo addolorati, che non avremmo mai voluto che accadesse. Certo che non avremmo voluto, ci mancherebbe. La nostra colpa, però, non è scaturita al momento dello scontro, ma molto prima, quando siamo saliti in auto.

Io lo so che la mia guida sconsiderata può costare la vita di qualcuno; io lo so che per una persona morta sulla strada ci sono genitori, figli, fratelli che piangeranno fino alla fine dei loro giorni; io lo so che col mio comportamento irresponsabile posso condannare alla sedia a rotelle un bambino appena nato o il suo giovane papà. Il male scaturito dalla stupidaggine umana non fa meno male del male voluto per se stesso. Di un assassino che ha scontato la sua pena si dice che “ha pagato il conto con la giustizia”. Sarà pur vero, non dico di no, ma poche volte si pone attenzione al conto che mai smetteranno di pagare coloro che alla vittima del suo egoismo volevano bene. Tutto quello che pretendiamo per noi e non ci spetta lo stiamo rubando a un altro. A cominciare dalla semplice precedenza. Se il semaforo mi dice di avere un minuto di pazienza è solo perché altri possono procedere tranquilli; se faccio il gradasso posso causare agli altri danni incalcolabili. Ne vale la pena? Diamoci una calmata, per favore. Tutti.

A Napoli, la notte tra venerdi e sabato scorso, due ragazze sono state investite da un’auto guidata da un loro quasi coetaneo. Maya Gargiulo, 15 anni, è morta, la sua amica, è rimasta ferita ed è ricoverata in ospedale. In piazza Carlo III, Maya ha dovuto dire addio alla vita, perché a un giovanotto piaceva sfrecciare in fretta per le vie della città. Maya è morta e noi non riusciamo nemmeno lontanamente a immaginare al buio che, all’improvviso, ha avvolto la sua casa; al dolore immenso che ha invaso i cuori dei genitori, dei parenti, degli amici. Nel giro di un mese ho dovuto celebrare i funerali di Gianni, 24 anni e Salvatore, 39 anni, deceduti in sella alle loro motociclette. Quante lacrime, quanto dolore, quanta rabbia. Ai tantissimi giovani presenti al rito con i fiori e i palloncini bianchi, ho ripetuto per l’ennesima volta:

Ragazzi, vi prego, vogliatevi bene. Non siate masochisti. Non sfidatela, non rincorretela la morte. Respirate forte i giorni belli e irripetibili che Dio vi dona…

Addio, Maya. Addio Gianni. Addio Salvatore. Che le vostre vite spezzate possano farci vergognare ogni qualvolta ci prende la tentazione di premere l’accelleratore, di sorpassare a destra, o di salire in macchina dopo aver alzato il gomito o sniffato cocaina.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA PADRE  MAURIZIO PATRICIELLO

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