Il coraggioso sacerdote don Rito Alvarez ha avviato un progetto tra Colombia e Italia, per salvare i giovani assoldati dai narcotrafficanti. Una battaglia iniziata nel 2007
In Colombia c’è una guerra terribile che coinvolge narcos, paramilitari di diverse fazioni, guerriglieri, cartelli messicani, ‘Ndrangheta. Una guerra che impedisce lo sviluppo normale del paese.
Don Rito Alvarez, prete colombiano che vive in Italia dal 1993, ha creato una fondazione che toglie i bambini dai campi di coca, dove vengono impiegati per raccogliere le foglie già dai 5/6 anni per pochi spicci.
Qui in Italia, oltre a essere sacerdote, raccoglie fondi per mantenere questa attività in Colombia grazie alla collaborazione con una torrefazione di Ventimiglia. I campi di coca vengono convertiti in campi di caffè e il raccolto viene inviato in Italia, dove viene tostato e venduto. Il ricavato sostiene l’attività della fondazione (FanPage, 3 agosto).
La vita nel Catatumbo
L’impegno di questo sacerdote – che è anche rischioso considerata la violenza delle bande dei Narcos – nasce dalla infanzia che ha vissuto nel Catatumbo, una regione impervia nel nord est della Colombia, al confine con il Venezuela. Per raggiungerla dall’Italia ci vogliono oltre 51 ore di viaggio tra aerei e trasporti via terra.
Lì Don Rito, settimo di undici fratelli, è vissuto per la prima parte della sua vita e lì, nella sua amata terra d’origine, torna almeno ogni 6 mesi.
Le stragi dei Paramilitari
La storia del Catatumbo, scrive FanPage, è breve e sanguinosa. All’inizio degli anni ’90 i contadini vengono spinti a sostituire le colture locali con la Coca, con la promessa che questo avrebbe cambiato le loro vite. Anche se nessuno aveva detto loro che sarebbero cambiate in peggio. Infatti dopo i Narcos arrivano i Paramilitari, inizialmente ingaggiati dal governo colombiano per proteggere la popolazione ma che si sostituiscono ai Narcos nello sfruttamento della popolazione locale.
«Sono i paramilitari gli autori delle stragi e degli omicidi più efferati – racconta Don Rito – quando sono tornato in Colombia nel 2000, appena ordinato sacerdote, nei due mesi che sono stato lì ho celebrato solo funerali di miei amici e parenti».
Due omicidi tra i più cruenti
Nella lunga scia di sangue, figurano gli omicidi di suo nipote, appena 19enne, ucciso per uno scambio di persona, alla fidanzata di un giovane, sospettato di essersi unito alla guerriglia, massacrata senza pietà.
Il suo cadavere è stato tenuto esposto all’ingresso del villaggio per 8 giorni come monito per chi volesse contrastare lo strapotere dei paramilitari, che qui hanno un nome ben preciso: “Autodefensas Unidas de Colombia“.
Sottrarre i giovani ai campi di coca
Don Rito ha così iniziato a scendere in campo contro questa violenza inaudita. Mettendoci la faccia e rischiando la vita. Nel 2007 a Sanremo crea la Fundaciòn Oasis de Amor y Paz con lo scopo di raccogliere fondi per creare una sorta di casa famiglia nel Catatumbo, dove raccogliere orfani e giovani per sottrarli al lavoro nei campi di coca e consentire loro di poter scegliere un’alternativa alla miseria e alla violenza.
Dopo 13 anni, molti dei giovani che hanno frequentato la Fondazione sono diventati grandi, alcuni sono anche andati all’università e sono diventati dei professionisti. Il loro esempio sta attirando altri ragazzi e le famiglie li mandano volentieri alla fondazione per consentire loro un futuro differente. La battaglia di Don Rito continua senza soste.