Il santuario di Notre-Dame del Laus (Alte Alpi) accoglie ogni anno migliaia di pellegrini. In questo luogo di apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa, numerosissimi fedeli assicurano di aver ricevuto “la grazia dei profumi”, e di aver cioè sentito un odore straordinario che descrivono come simile alla rosa, al giglio o ancora al Sacro Crisma! Si tratta dei “Profumi del Laus”, un fenomeno poco comune dalla profonda risonanza spirituale.
Un odore fiorito, potente, “abitato”, che dà gioia, pace e consolazione. Ricorda un po’ la rosa, un po’ gli olî santi. No, non è lo slogan di una casa di profumi ma l’esperienza olfattiva che centinaia di persone testimoniano di aver vissuto al santuario di Nostra Signora del Laus, nel posto stesso in cui la Vergine apparve a una pastorella, Benoîte Rencurel, tra il 1664 e il 1718, cioè per 54 anni. Tali apparizioni sono state riconosciute ufficialmente dalla Chiesa nel 2008.
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Dalle apparizioni, numerosi pellegrini assicurano di aver ricevuto sul posto la “grazia dei profumi”· «Rapidamente – spiega padre Ludovic Frère, rettore del santuario –, i primi pellegrini hanno attestato la percezione di questo odore».
C’era anche un monaco eremita, amico di Benoîte, che aveva perduto l’odorato e che pure attestò di aver sentito!
La tradizione vuole che questo buon odore fosse un preludio all’incontro di Benoîte con la Vergine. Come se Benoîte fosse invitata a sentire la relazione particolare che la Vergine stava intessendo con lei. «Testimoni dell’epoca raccontano che Benoîte emanava ella stessa dolce fragranza, dopo le apparizioni», aggiunge il rettore: «Stiamo parlando di qualcosa di veramente molto caratteristico».
Esistono naturalmente altre testimonianze di buoni odori, nella storia della Chiesa – si pensi ad esempio a Padre Pio – ma questo genere di fenomeni resta abbastanza raro. Per il rettore, la portata spirituale del fenomeno è evidente. Dio cerca di parlare ai sensi:
Il Cielo ci mostra che per Dio questo non è secondario, che ci viene incontro perfino dal naso. I profumo è qualcosa che ci introduce a una vita cristiana autentica.
Consolazione o incoraggiamento
Prendete Marie-Charlotte C., madre di famiglia sessantenne. Anni fa aveva avuto un’ischemia e assicura di aver sentito quel profumo almeno tre volte. Ne abbiamo raccolto la testimonianza:
Non stavo cercando di sentirlo, è successo e basta. Avevo l’impressione di essere in Cielo. Mi ha dato una grande consolazione, e non è soltanto una storiella sul buonumore: tutti abbiamo le pesantezze della vita, della quotidianità… la grazia ci rimette in piedi e restituisce forza a tutti i livelli.
La terza volta Marie-Charlotte era in uno stato di grande affaticamento e si apprestava a ricevere il sacramento dell’Unzione. Da diversi anni frequentava una persona, pur avvertendo che quella relazione non era buona per lei. Al momento di ricevere l’unzione, la donna sentì quel buon odore e istantaneamente avvertì di essere stata liberata: «È stato come se non avessi mai incontrato quella persona», ha detto: «I legami sono stati completamente recisi».
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Per il reverendo Ludovic Frère, quel profumo appare in due tipi di contesti: la consolazione o la scelta importante. Quando si tratta di una consolazione, il buon odore permette secondo lui «una tregua con le tensioni che ci tengono avvinti». Nel secondo caso, è più qualcosa nell’ordine dell’incoraggiamento, qualcosa che mostra alla persona che è sulla strada giusta, che le sue intuizioni sono buone. «C’è un accesso alla verità diverso da quello intellettivo».
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Isabelle Clément, 50 anni, è docente di francese a Gap (Alte Alpi). Madre di una bambina, Violaine, ha perduto la figlia maggiore Julianne sette anni fa – era morta a 6 anni a causa di un tumore cerebrale. Ha ricevuto la prima volta la grazia del profumo pochi anni prima di quel dramma. Ed era… una domenica, la festa della mamma. Isabelle racconta un profumo di gigli bianchi con note di violetta, di rose e di bergamotto. «È stato straordinario, molto soave e fiorito! Per me, la capitale mondiale del profumo è sicuramente Notre-Dame del Laus!», esclama con gioia. Sanremo deve stare in guardia!
La seconda grazia dei profumi che Isabelle attribuisce a Notre-Dame del Laus si è prodotta durante una visita famigliare al Laus, pochi giorni prima della morte di Julianne. Quel giorno il santuario ospitava un concerto:
Ho riconosciuto il profumo fin dal primo istante. Era molto più forte della prima volta e sono stata sommersa dall’emozione. Mi sono rifugiata fra le braccia di mio marito: è stato molto forte. A un tratto ho sentito che il coro cantava. Sentivo solo le parole “è per vivere”. Erano le ultime note, poi è finito tutto.
La madre di famiglia scoprì poi che si trattava di una canzone di Céline Dion che invita ad avvinghiarsi alla vita.
È stato un fuoco d’artificio di emozioni, insieme dolcezza e gioia, delicatezza. Per me è stata una consolazione in anticipo. Maria non sta a guardare il tempo che passa: la so vicina a me nei più piccoli dettagli della mia vita. Ho veramente l’impressione che ella si curvi su di me. Ho proprio l’impressione che non ci sia questa grande cesura, tra la terra e il Cielo. Al Laus il Cielo tocca la terra.
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Quanto a Michel Villeneuve, 68 anni, padre e nonno, ricevere la grazia dei profumi l’ha reso più saldo nelle sue convinzioni. Convertito verso i 45 anni, ha attraversato un periodo di grande depressione durante il quale – parole sue – “contava i giorni”. La grazia dei profumi è stata per lui come un nutrimento, una cosa che gli ha dato una gioia profonda. Descrive un profumo di rosa che non aveva «mai sentito su questa terra». Ne dà volentieri testimonianza, poiché si riconosce una qualche funzione di mediazione.
Una “pura esperienza di gratuità del Cielo”
Il profumo è il primo modo che un bambino alla nascita ha per riconoscere la madre. Attraverso questa grazia, Maria ci dice la sua maternità. È una madre presente, delicata, attenta a quel che vivono i suoi figli. Abbiamo veramente questo aspetto di Maria vicinissima a noi. C’è qualcosa di incomparabile in quell’esperienza. Io credo che sia una maniera che il Cielo ha di entrare in dialogo con noi, in un linguaggio in cui possiamo intenderlo. Questa grazia può adattarsi a quel che le persone pensano essere il profumo più gradevole. Ognuno reagisce in rapporto al proprio vissuto.
Così padre Ludovic Frère, mentre da parte sua un vescovo che pure aveva fatto quell’esperienza paragonava l’odore a quello del Sacro Crisma.
Davanti a tante e tante testimonianze, René Humetz (già ufficiale di gendarmeria specializzato nell’inchiesta criminale e poi diventato magistrato) ha condotto un’inchiesta, la quale ha portato alla conclusione che – allo stato attuale delle cose – non è possibile rintracciare un’origine organica a questi effluvî odoriferi:
Siamo semplicemente testimoni – commenta padre Ludovic Frère – che è qualcosa di molto frequente, e che capita anche a persone che non sono portate verso il soprannaturale.
«Bisogna che non lo si tratti da una specie di fenomeno paranormale», avverte tuttavia il sacerdote:
Siamo su un piano di pura gratuità: è una pura esperienza di gratuità del Cielo, una grazia sulla quale nessuno può smanacciare, che nessuno può inscatolare. La grazia non si comanda, non si compra. Questo ci permette di entrare in una vita spirituale più profonda. La conversione non è nell’ordine della volontà, ma del “lasciarsi impregnare”: usciamo dal volontarismo. La vita spirituale è una vita di impregnazione. Si tratta di una pedagogia di conversione che non comincia col merito. La grazia dei profumi ricorda che tutto ci è dato dall’alto.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]