Spesso ci preoccupiamo solo di quello che gli altri pensano di noi
di Sandra Estrada
Come mi vedranno gli altri? Credo che sia una domanda che in fondo ci poniamo tutti, ed è valida. Vogliamo essere accettati da chi ci circonda. Abbiamo un innato desiderio di armonia che vogliamo mantenere, ma fino a che punto ci aiuta o ci schiavizza?
Viviamo costantemente sotto lo sguardo di chi ci circonda: genitori, fratelli, amici, followers, colleghi di lavoro o di scuola, partner…, e questi sguardi sono come ombre con cui ci paragoniamo costantemente o sentiamo di deludere.
Abbiamo la sensazione di non bastare o di non soddisfare le aspettative, e se lo pensiamo sono sguardi che derivano dall’infanzia, con compagni che ci davano fastidio o professori che ci hanno umiliato, o dall’attualità, con commenti o discussioni che abbiamo in casa o con gli amici. Ma perché continuiamo a farcene carico se non sono nostri?
Quello che gli altri pensano di me vs quello che sono in realtà
Se mettiamo la cosa in prospettiva, quello che gli altri pensano o sentono è una loro percezione. Non è nostra responsabilità far sì che Tizio o Caio ci veda come siamo realmente.
E come dovremmo guardarci? Con amore. Gli sguardi pieni di paure, risentimenti, colpa, impazienza, sono quelli che a volte chiamiamo “sguardi a corto raggio”, che non vedono completamente. L’amore è lo sguardo perfetto: non mente, non fa male, non getta pesi sulle nostre spalle, al contrario ci libera e ci aiuta ad essere più noi stessi, imparando a integrare tutto quello che siamo.
Ma mi chiedo: non è lo sguardo degli altri che ci aiuta a capire cosa dobbiamo cambiare? Sì, Cristo ci chiama a lasciarci accompagnare e guidare, ma non da una guida qualunque, ma da quella dell’amore. E tuttavia ci lasciamo schiavizzare dalle opinioni soggettive degli altri.
Ci fanno sentire pesanti e timorosi di fallire, costantemente insoddisfatti di noi stessi. È capitato anche a voi?