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Soccombe al Coronavirus suor Ruth Lewis, la “madre dei dimenticati” di Karachi

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Suor Ruth Lewis, 74 anni, è morta il 20 luglio 2020 di Covid-19.

Agnès Pinard Legry - pubblicato il 29/07/20

Religiosa francescana in Pakistan, il 20 luglio scorso suor Ruth Lewis è morta di Covid-19. Soprannominata “la madre dei dimenticati”, è stata una di quelle figure ammirate e ascoltate ben al di là della sfera cattolica.

La sua scomparsa costituisce una perdita immensa per il Pakistan. Suor Ruth Lewis, religiosa della Congregazione delle Francescane Missionarie di Cristo Re, installata a Karachi (Pakistan), è morta all’età di 74 anni, il 20 luglio scorso, di Coronavirus. L’annuncio della sua morte ha provocato grande commozione per il Paese a causa della sua formidabile azione accanto agli handicappati.

51 anni di servizio apostolico

Per più di cinquant’anni la religiosa ha operato instancabilmente nel centro Darul Sukoon di Karachi, che accoglie circa 150 degenti, bambini e adolescenti abbandonati dalle loro famiglie perché considerati “mostruosi” in virtù del loro handicap o della loro deformità fisica. Le sue suore e il personale del centro hanno scritto su Facebook:

Il nostro cuore è in pezzi perché abbiamo perduto una parte di noi: una madre, una sorella e una fonte d’ispirazione. I suoi servizi per i bambini e per le persone handicappate e abbandonate dalla società sono stati straordinari.

La sua azione e la sua devozione le hanno permesso di brillare ben al di là della sfera cattolica: nel 2014 aveva ricevuto il premio “Pride of Karachi” e nel 2018 il premio “Hakim Mohammad Saeed” del governatore del Sind per il suo servizio sociale «in favore dell’umanità povera e sofferente, senza alcuna discriminazione». È stato del resto il Primo ministro Imran Khan, insieme con la direzione del Partito popolare pakistano (di cui fa parte), a farsi carico delle spese relative alle cure della religiosa, e gli stessi si fanno carico oggi delle cure dei degenti nel centro, in ispecie quelli affetti da Covid-19. Il governo della provincia pakistana di Sindh le ha pure conferito, a titolo postumo, la più alta onorificenza civile del Paese per i servizi che ha reso all’umanità e al Pakistan.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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