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La lettera di un sacerdote a Mina Welby: “Carissima, apra il suo cuore a Cristo!”

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Andrea Ronchini / NurPhoto via AFP

Don Antonello Iapicca - pubblicato il 29/07/20

Carissima Mina Welby, se ha amato suo marito sicuramente nel fondo del suo cuore qualcosa le sta dicendo che non per innescare questa mattanza di persone deboli, fragili, povere vi siete conosciuti, sposati e amati. Non per questo avete sofferto. C'è da piangere dinanzi al fiume di sangue che sgorgherà da questa sentenza. Signora Welby, si lasci trafiggere il cuore dall'amore di Dio che perdona i suoi figli ingannati.

Carissima Mina Welby, anni fa mi scrisse, ricorda?

Era a proposito del funerale di suo marito. Vorrei chiederle come si sente ora, dopo questa sentenza, dopo anni di lotte. Comprendo il suo dolore, lo strazio e lo scandalo dinanzi a tanta sofferenza, al disfacimento fisico di suo marito. Non mi è estraneo, mi creda. Eppure anche nel più grande dolore si nasconde l’inganno che lo trasforma in una freccia di fuoco con cui ci illudiamo di abbattere in qualche modo l’ingiustizia, la sofferenza, la morte. Mentre la pietà e il rispetto per il dolore diventano sordine alla Verità, l’unica che può salvarci e consolarci. Invece proprio il rispetto e la pietà per il suo dolore mi spingono a scriverle. La vedo sorridere in foto, perché magari per lei la sentenza è una vittoria. Ma, sinceramente, tutto questo ha gettato un po’ di luce sulla storia di suo marito, sulla sua? Le ha fatto scoprire un senso al dolore, alla sofferenza, alla malattia? Dietro quel sorriso il suo cuore è pacificato, sereno, felice? La sentenza con cui si assolve chi aiuta le persone a suicidarsi davvero la fa sorridere? Non è piuttosto una sconfitta? Non le ha riconsegnato suo marito, non l’ha guarito, e neppure ha lenito il vostro dolore. No signora Welby, non credo vi sia da sorridere, ma da piangere. Le hanno detto che in Olanda anche un adolescente depresso può chiedere l’eutanasia? Perché ciò che avete fatto con Cappato è sfregiare la memoria di suo marito, facendone un’icona del fallimento dell’uomo in quanto di più bello e autentico abbia, la possibilità di amare e contemplare in ogni vita, anche la più ferita, una scintilla di Dio. C’è da piangere perché avete trasformato suo marito nel viatico all’omicidio per pietà (il più tragico degli ossimori), tipo quello con cui si abbattono i cavalli zoppi.




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Nel nome di suo marito e di questa aberrante e abominevole sentenza, se domani passerò per strada e vedrò un uomo disperato che si sta per buttare da un ponte potrò dargli un calcio e aiutarlo a gettarsi nel vuoto. E chi potrà stabilire che la sua disperazione sia meno grave della malattia di suo marito? Lo stesso giudice che ha assolto Cappato? No, non può sorridere dinanzi al fiume di sangue che sgorgherà da questa sentenza. No, non ci credo. Se ha amato suo marito, sicuramente nel fondo del suo cuore, qualcosa le sta dicendo che non per innescare questa mattanza di persone deboli, fragili, povere vi siete conosciuti, sposati e amati. Non per questo avete sofferto. Signora Welby, se qualcosa sta graffiando la sua coscienza lo ascolti. Si lasci ferire, pianga invece di sorridere, ed esca da quella bolla ideologica e falsa che non le ha dato e non le darà la consolazione che cerca. Si lasci trafiggere il cuore dall’amore di Dio che perdona i suoi figli ingannati. Prenda in mano il suo dolore e il suo scandalo, con l’impossibilità di capire e di accettare. Significherà abbracciare la Croce, stoltezza e scandalo per tutti noi oppressi dal dolore e dal suo sfuggire ad ogni logica umana. Ma la Croce è potenza di Dio, è lo scrigno dove è custodito il suo amore. La croce ha aperto il Cielo, davanti è dolore, sangue e morte, ma appena un centimetro dietro, è Vittoria, è vita, e vita eterna. Abbracci la croce che la sta schiacciando, non la eluda con altro dolore, disperazione e sconfitta travestite da liberazione. Sulla croce incontrerà Cristo, e con Lui potrà sperimentare il passaggio dalla morte alla vita, la Pasqua della vita che scaturisce dalla morte. Apra il suo cuore a Cristo, sperimenterà la vittoria sulla morte nella sua vita. E in questa ritroverà suo marito, che oggi conosce la verità, perché ha contemplato l’amore eterno che ne ha raccolto il grido disperato che lo ha condotto a suicidarsi. Solo in Cristo troverà riposo la sua anima, nella certezza del destino eterno nel quale anche le sofferenze più atroci trovano un senso. Quello misterioso di Dio che si fa crocifiggere per abbracciare tutti i crocifissi, e condurli nell’intimità eterna del suo amore. Si lasci amare signora Welby, e vedrà che questo darà in lei e in tanti che vorrebbero gettare la spugna, frutti meravigliosi di speranza. Coraggio, prego per lei,e per quanti ispirati da questa sentenza, decideranno di darsi la morte.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA DON ANTONELLO IAPICCA, SACERDOTE MISSIONARIO IN GIAPPONE

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eutanasialetterasuicidio assistito
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