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Una cattolica scrive “in difesa degli atei”

ateismo adamo senza Dio

© Public Domain

Rachel Lu - pubblicato il 23/07/20

“Almeno sono onesti rifiutando la religione, al contrario della maggior parte dei credenti spiritualmente tiepidi”

Il mondo deve rispettare di più l’ateismo. Può sembrare strano che una cattolica dica questo, ma per favore, riflettete su quello che sto per dire.

Conosco un’infinità di atei. Nel mondo accademico abbondano. Molti di loro sono convinti che il mondo li odi. Il cristianesimo può non essere al giorno d’oggi al massimo della popolarità, ma per l’ateismo vale lo stesso.

Se volete un buon impiego, dichiararsi apertamente atei può non essere un’idea vincente. Potete al massimo dire di essere “non religiosi”. Anche i liberali sembrano ritenere moralmente positivo il fatto di frequentare una chiesa, tanto che un recente studio statunitense ha mostrato che gli autoproclamati liberali negli Stati Uniti sono particolarmente propensi a esagerare il proprio livello di osservanza religiosa quando si trovano negli ambienti sociali.

I giornalisti liberali cercano a volte di usare casi come questo per mostrare che la nostra società è prevalentemente pro-religione (e, detto di passaggio, per far capire che buona parte delle lamentele per le violazioni della libertà religiosa è pura paranoia e ricerca di attenzione). In realtà, però, non ci sono molte ragioni per le quali la società si sente “minacciata” né dagli atei dichiarati né dai credenti religiosi, visto che quello che spopola nella società di oggi è il trionfo della tiepidezza.

Per molti occidentali, la religione serve oggi da semplice “vernice”. Non esercita alcuna influenza seria nella loro vita, né indica loro come vivere adeguatamente; sottolinea solo un po’ di spirito civico e di generica buona volontà nei confronti degli uomini. Se volete essere un personaggio pubblico popolare, è utile essere nominalmente affiliato a qualche Chiesa, ma senza prendere la cosa molto sul serio. Come alternativa, si può anche professare una fede formalmente seria, ma ignorarne gli insegnamenti ogni volta che entrano in conflitto con i punti di vista politici e sociali di moda al momento.

È in questo panorama tiepido che gli atei proclamano apertamente che Dio non esiste.

In primo luogo, questo gesto è considerato di cattivo gusto, perché considera chiusa la questione. È vero che molte persone hanno già abbandonato Dio nella pratica, ma ufficializzarlo è scomodo: dà quell’impressione spiacevole per le quali si sono allontanate troppo dalle convinzioni e dalle tradizioni che davano senso alla vita dei loro antenati. È molto più piacevole pensare a noi come gente che preserva queste tradizioni, solo in modo “più sottile”. Essere atei dichiarati rende difficile questa pretesa.

Gli atei rafforzano anche la possibilità che la metafisica abbia importanza. La loro frequente affermazione di essere più riflessivi delle altre persone è solo un “autoconcetto”, ma se il gruppo di controllo è composto da quello che Christian Smith ha definito “deisti terapeutici morali” (gente che professa la fede religiosa, ma vede Dio come un orsetto di peluche che vuole solo che siamo gentili con gli altri), la questione diventa rilevante. È più onesto ammettere che Dio non ha alcun ruolo nella propria vita che fingere che lo abbia solo per mantenere le apparenze. Anche dal punto di vista della fede, possiamo provare una specie di ammirazione per la persona che ammette di non servire il Dio vero e unico, come ammiriamo l’alcolista che finalmente si riconosce come tale.

Esiste una differenza, è chiaro: gli alcolisti confessi in genere vogliono cambiare, mentre gli atei si vantano della loro mancanza di fede. Per me sarebbe più facile amare gli atei se non si coinvolgessero in cose come voler sopprimere dalle banconote del dollaro la frase “In God We Trust” (Confidiamo in Dio).

Cari atei, superiamo questa cosa: questo motto non fa la minima differenza per ispirare fiducia in Dio. Il fatto è che con questo e altri esempi gli atei spesso si mostrano filosoficamente tanto fragili quanto pieni di superiorità, nel miglior stile Richard Dawkins.

È proprio questo un altro motivo per dare loro più voce.

Se, come penso, il materialismo laico è la grande sfida spirituale del nostro tempo, né noi credenti né gli atei vogliamo che questo nemico resti solo in un angolo a sbirciare nel buio. È meglio per tutti che la battaglia venga combattuta nella pubblica piazza e alla luce del giorno. Gli atei dichiarati ci offrono una grande opportunità di impegnarci in questa lotta spirituale. Alcuni di loro, assumendo un’opposizione filosoficamente rispettabile, sembrano di fatto convinti dell’ateismo. E anche se in fondo non lo sono, gli spettatori di questo confronto di idee possono ispirarsi per lasciarsi alle spalle la tiepidezza e iniziare a cercare risposte spirituali più sostanziose.

Nell’Apocalisse (3,16), Dio ci dice che vomiterà i tiepidi dalla sua bocca. Viviamo in un’epoca di tiepidezza e mediocrità. Può essere il momento in cui i “caldi” e i “freddi” si rispettino di più a vicenda, condividendo l’interesse per combattere insieme quel nemico comune.

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