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«Grazie papà»: le parole di mia figlia che non dimenticherò mai!

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Alessandro Benigni - pubblicato il 23/07/20
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Io: «per cosa?», «perché credi in noi, non ci lasci mai soli, ci dai fiducia e ci fai imparare le cose che ci servono». Ho risposto con un sorriso, trattenendo a stento le lacrimeHo iscritto i miei figli ad un corso di nuoto. Mia figlia in realtà sa già nuotare un pochino, le manca la tecnica per la respirazione. E Luca è un pesciolino, non ha paura di niente, tanto che ho paura io per lui. Comunque, prima di prendere la bambina, l’istruttore ha voluto vederla e testarla in acqua, dove non si tocca (il corso è in realtà per bambini che sono già avanti con la pratica). L’ha presa, l’ha fatta scendere in acqua e portata avanti, dandole dei brevi compiti da svolgere.

Movimenti semplici, alla sua portata. Io stavo un po’ ndietro, non proprio sul bordo vasca, ma a una decina di metri. Al suo commento positivo (“vai benissimo, ti prendiamo!”) si è come illuminata. Mi ha guardato tutta contenta e con grande soddisfazione mi ha ripetuto le parole dell’istruttore, sottolineandole con un pollice alzato. Ho risposto allo stesso modo, molto felice che l’istruttore avesse confermato quello che già le avevo detto. Mentre Luca faceva i tuffetti nella vasca dei piccoli, seguendo con una disciplina per me sorprendente le indicazioni della sua istruttrice, guardavo da lontano mia figlia. Alla fine della lezione erano a tuffarsi e a nuotare in fondo alla vasca, proprio sottoil trampolino, là dove l’acqua è più profonda. Una volta rassicurata e trovato un istruttore competente e capace di incoraggiare i bambini, si è come liberata e, come mi ha detto centoventi volte almeno, ci ha preso gusto. Adesso non vede l’ora della prossima lezione.

UNDERWATER CHILD,

Denis Moskvinov | Shutterstock

Pensavo a quando ero piccolo io: sono uno di quelli che mandato a lezione di nuoto dai genitori ha trovato il bagnino intelligente che come metodo aveva quello di buttare in acqua – a tradimento – i piccoli che gli erano affidati. Ricordo perfettamente lo spavento che mi sono preso e il seguito: non ho affatto imparato a nuotare, anzi, stavo affogando. Ho impiegato credo due lustri per vincere la paura dell’acqua e imparare per conto mio e ovviamente a modo mio (cioè, male). I miei genitori? Non li ricordo. C’erano? Forse. Non so. Comuque sia, tornando a casa, mia figlia mi guarda e mi fa: «grazie papà». Io: «per cosa?»
… «perché credi in noi, non ci lasci mai soli, ci dai fiducia e ci fai imparare le cose che ci servono».
Giuro, ha detto esattamente così.


MAN, MAN PORTRAIT,
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Io ho risposto con un sorriso, trattenendo a stento le lacrime e giurando al mio cuore di non dimenticare mai questo momento d’oro, che risplenderà finché sarà vivo.

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