Non sappiamo per quali vie la misericordia di Dio può arrivare alle anime, ma sappiamo che l'interesse di Gesù è cercare le pecore smarrite
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, al numero 1022, parla delle anime dopo la morte:
“Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre”.
Un dubbio molto comune è però questo: si può conoscere la situazione di un defunto, ovvero si può sapere se una persona cara è in Paradiso o no?
Per cercare di rispondere a questa domanda, dobbiamo tener conto del fatto che le anime possono trovarsi in Paradiso, all’Inferno o in Purgatorio.
1L'Inferno
Cominciamo dicendo che non spetta a noi giudicare o condannare nessuno. Sappiamo solo che l’Inferno esiste (perché è un dogma di fede), come abbiamo la certezza assoluta dell’esistenza del Paradiso, ma chi sta all’Inferno? Non abbiamo motivo per chiederlo, e saperlo è praticamente impossibile.
Non si possono dare nomi, perché non sappiamo cosa ci sia nei cuori, né per quali vie la misericordia di Dio può arrivare alle anime. Sappiamo, però, che l’interesse di Gesù è cercare le pecore perdute.
Ci sono tuttavia molti santi a cui Dio ha concesso la visione dell’Inferno, come nel caso di Santa Teresa d’Avila, che diceva: “Ho visto le anime che cadevano all’Inferno come cadono le foglie in autunno”.
La Chiesa non ha mai fatto né farà mai una “canonizzazione negativa”, in cui assicura che una certa persona è all’Inferno, neanche quando si tratta di una persona dichiarata scomunicata.
Il fatto che una persona sia scomunicata non significa che sia condannata all’Inferno; è solo fuori dalla comunione della Chiesa. Prima della morte, una persona scomunicata può pentirsi dei suoi peccati, e questo basta perché sia salvata dall’azione misericordiosa di Dio.
Allo stesso modo, non possiamo avere la certezza assoluta che una certa persona morta nel peccato sia andata direttamente all’Inferno. Non possiamo neanche affermare, con i nostri criteri, che qualcuno vada inesorabilmente all’Inferno, perché non sappiamo se la persona è stata toccata dalla grazia suprema di Dio al momento della morte.
Da tutto questo si deducono due cose: non dobbiamo negare le nostre preghiere, i suffragi e i sacrifici per le anime che immaginiamo siano all’Inferno, né possiamo avere idea della condizione o dei nomi dei condannati.