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Come il letto di un fiume dove l’amore di Dio può scorrere

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Di pyrozhenka|Shutterstock

Matrimonio cristiano - pubblicato il 22/07/20

Così lo sposo deve essere per la sua sposa e lei per lui.

Di Antonio e Luisa De Rosa

Ogni sposo o sposa, nel giorno in cui viene consacrato da Dio sacerdote dell’altro, assume su di sè il dovere della difesa e della protezione. Il dovere di proteggere la coscienza della persona che ama sapendone rispettare la profonda intimità, ascoltarne i segreti con silenzio adorante.

Proprio nel giorno in cui si contraggono l’esercizio degli stessi diritti e si assumono i medesimi doveri, l’Io della coppia deve rendersi conto di essere servo senza diritti verso l’intimità della coscienza del prossimo amato. Il vangelo di Betania può aiutarci a capire il senso di tale responsabilità e quanto proteggere la coscienza altrui, sacrario di Dio nella persona, sia uno degli atti di misericordia più necessari tra i due che si amano.

La scena evangelica si incastona nel cammino di Gesù verso Gerusalemme, per compiere la salvezza e la Sua ascesa al Padre. Tale movimento teologico indica come Dio prima crei la coscienza e poi cammini verso di essa e attraverso di essa per salvarla. E’ presente, quindi, per ciò che riguarda la coscienza, una alternanza di creazione salvifica e di salvezza creatrice, appunto come avviene nel rapporto tra Gesù e coloro che abitano nella casa di Betania.

La narrazione di Lc 10,38 inizia così: “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò”. Alcune varianti dei testi originali sottolineano questa sfumatura:: “lo ricevette in casa sua”. Leggendo i versetti successivi vedono la donna di casa rivolgersi in modo imperativo verso l’ospite; unendo questo atteggiamento alla particolarità prima citata, sembra che non solo la casa di Marta fosse sua, ma che, per osmosi, tutti coloro che vi erano, diventassero suoi.

   Questo è il primo condizionamento della libertà che può subire la persona la sua coscienza da parte di chi, come il coniuge esercita un ministero: legare il possedere all’essere. Tale situazione di immaturità umana, da cui nessun ruolo può essere immune, innesca, in chi ha un autorità-ruolo-potere, l’inganno di attribuire ad esso una dignità da cui consegue una amabilità all’interno della casa.

Avere un ruolo, essere la persona che ti è accanto, dà un potere da cui deriva una dignità, che fa sentire se stessi amati o rende amati all’interno della casa di Betania: questo è un inganno letaleaffermarsi nella coppia mediante il ruolo che si svolge, il lavoro, o la cultura o l’affetto. Già il fatto che ci sia bisogno di affermazione vuol dire che l’amore è posto ai margini.

 Al v.40 Luca ci racconta gli effetti di questa distorsione, descrivendo Marta come strappata (dal greco periespato) attorno ai molti servizi: dunque, non c’entra l’attenzione su cosa Marta stesse facendo, ma su come lo stesse facendo e a cosa la conducesse quell’atteggiamento.

Il desiderio di essere amati con mezzi sbagliati fa perdere di vista il fine, sovvertendo i mezzi, facendoli diventare il fine. Si rischia di badare più alla forma che alla sostanza, sacrificandola. Questo squilibrio nell’esercizio del potere-affetto da parte di uno dei coniugi, sfocia nell’utilizzare la persona e la sacralità della sua coscienza, facendo perdere di vista la tua missione di sposo\a ministro dell’amore: portare la persona a Cristo, essere spettatori dell’amore di Dio per quell’uomo-donna affidatati e non servirsene per sentirsi affettivamente amati, sapendo di avere qualcuno in pugno.

2.1.1 Un’ aggressione non violenta

Se nella volontà di Dio in genere c’è il desiderio di rivelarsi, nel vangelo di Betania secondo Luca si evince il desiderio di Gesù di costruire con gli abitanti della casa un rapporto. Prendendo in esame il rapporto tra Gesù e Maria di Betania, c’è un dialogo tra il Figlio di Dio ed una creatura, dove ella ascolta la Sua parola e Gesù è insieme Maestro di Spirito e Parola annunciata. Maria assume l’atteggiamento del discepolo anche con la sua postura, confermata da ciò che dice Paolo di Tarso in Atti quando si definisce discepolo di Gamaliele[1]. Possiamo, quindi, concludere di trovarci davanti ad un vero e proprio dialogo della coscienza con l’ospite divino, dove c’è un colloquio tra il Maestro e il discepolo atto alla crescita nella via di Dio. Ogni coniuge si rivela maestro di misericordia quando si rende come il letto di un fiume dove l’Amore tra Dio e colei\colui che ama, possa scorrere in modo dolce e scambievole.

La scena dipinta da Luca è visibilmente colorata di sacralità si nota, però, come ella sia aggredita e messa in serio pericolo dall’atteggiamento di Marta, la quale si qualifica come condizionamento in atto. Non letto di un fiume ma diga da dove sembra impossibile passare.

Se scandagliamo il testo è facile arguire le modalità invasive di Marta nel rapporto tra Maria e Gesù e comprendere quali possono essere gli atteggiamenti invasivo-aggressivi di ogni marito o moglie che non vuole mettersi a servizio della coscienza altrui. Continua…


[1] Cf. M. Crimella, Con me in Paradiso, p.38.

Fra Andrea Valori

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA MATRIMONIO CRISTIANO

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