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Non cadiamo nell’inganno del «Se Dio mi dà un segno, cambierò»

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Nicoleta Ionescu | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 20/07/20

L'ipotesi portata dalla Resurrezione di Gesù è l'opposto: «Decidi di cambiare e arriveranno i segni».

In quel tempo, alcuni scribi e farisei interrogarono Gesù: «Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno». Ed egli rispose:
«Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta.
Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.
Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona!
La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!». (Mt 12,38-42)

“Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno. Ed egli rispose: «Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”. La contestazione di Gesù non riguarda la semplice richiesta di un segno, ma il sotteso argomento di voler aspettare un segno per poter cambiare qualcosa nella propria vita. Chi aspetta un segno per cambiare allora rimarrà uguale senza nessuna via d’uscita.

Chi invece decide di cambiare allora saprà cogliere tutti i segni del cambiamento. Ecco perché Gesù dice che l’unico segno sarà quello di Giona. È un chiaro riferimento alla Sua morte e resurrezione. Ognuno di noi deve decidere di entrare nella notte del morire a se stesso. Solo così può manifestarsi la resurrezione, cioè una vita diversa, di cui quella eterna ne è la versione definitiva. Ma la verità è che a nessuno di noi piace mortificarci in qualcosa. Non vorremmo mai morire ai nostri egoismi, alle nostre pretese, ai nostri capricci, al nostro orgoglio, ai nostri peccati. A noi piace assecondarci in tutto non accorgendoci però che in questo compulsivo assecondarci non riusciamo a cogliere un meccanismo di morte che ci mantiene schiavi. Pur di non abbandonare le nostre abitudini siamo disposti a mettere sotto scatto persino il cielo: “dammi un segno e io cambio!”. Ma Gesù risponde: “decidi di cambiare e avrai tutti i segni del cambiamento!”. Ma rimane il grande paradosso che davanti alla persona di Gesù, i farisei (e noi con loro!) arrancano scuse: “Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c’è più di Giona! La regina del sud si leverà a giudicare questa generazione e la condannerà, perché essa venne dall’estremità della terra per ascoltare la sapienza di Salomone; ecco, ora qui c’è più di Salomone!”

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