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«Lo facciamo un altro figlio?»

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Claire de Campeau - pubblicato il 20/07/20

Quando i bambini crescono tante coppie si chiedono: «La famiglia è al completo o no?». Come discernere e comprendere i piani di Dio per la nostra famiglia?

L’ultimo nato atteso come una prova

«Dopo tre fratellini a distanza ravvicinata e dei momenti complicati, vorrei un’altra bambina! Ho in mente un nome, penso a dei bei vestitini, al suo viso…». In alcuni casi come quello di Sophie, mamma trentenne, il desiderio di maternità sembra chiarissimo ed evidente: la famiglia non è ancora al completo. Malgrado la fatica, le difficoltà, le tensioni coniugali, l’accoglienza di una nuova piccola vita s’impone come un’evidenza, a termine più o meno corto.

Trovo che la memoria sia stranamente ben fatta – spiega Axelle, madre di quattro piccoli bambini –: non appena si fanno più rari, dimentico i momenti difficili come le notti in bianco, le colichette, le corse dal pediatra… e non conservo che i momenti migliori, il pelle a pelle, le coccole… E insomma appena l’ultimo nato arriva ad avere un anno ho di nuovo voglia di essere incinta!

Nathalie sembra anch’ella molto decisa a non fermarsi, quanto al versante maternità:

Avendo perso in un anno diversi figli per aborto spontaneo, c’è come un grido del cuore. E ho avuto la mia ultima, Aure, una creatura che ho atteso con talmente tanto mistero, tinto di gioia e di timore! Dirmi che sarà l’ultima – benché gli altri già mi diano parecchi pensieri – non è possibile per me. Niente può levarmi questo dal cuore, è viscerale. Per mio marito lo è meno, non so come farò per voltare pagina.

Un altro piccolino, ma non subito subito

Le condizioni della gravidanza, della nascita e dei primi mesi dei primi figli entrano per forza nella riflessione dei genitori: rivivremo la stessa cosa? L’arrivo dei primi ha così tanto scombussolato la coppia… si può ricominciare?

Fisicamente, il mio corpo è capace di assumere una nuova gravidanza? Queste domande sono normali e non devono restare senza risposta, dunque un ruolo capitale lo gioca la comunicazione nella coppia. L’accoglienza di una nuova vita deve avvenire il più possibile nella serenità e nella speranza.


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Quando le condizioni non sono ancora raccolte, per delle ragioni mediche, finanziarie o altre, il desiderio dei genitori resta profondamente ancorato nel loro cuore, come messo in attesa, per più tardi. La fatica dei genitori può essere un freno, così come eventuali problemi di salute di uno dei genitori, la situazione finanziaria o ancora la malattia di un altro bambino. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda bene l’importanza di restare aperti alla vita pur restando nelle condizioni per accogliere la vita che arriva. La coppia deve poter discernere insieme, ponendo scelte pienamente libere, coscienti e amorevoli. I coniugi possono naturalmente affidare al Signore il loro periodo di discernimento. Bisogna far sì che il senso di colpa non opprima i genitori: il numero dei figli non determina la virtù dei genitori e non deve diventare una gara, una sfida, un obiettivo, bensì una scelta posta coscientemente e affidandosi alla Provvidenza divina. Le condizioni psicologiche, fisiche, economiche non devono essere sottostimate.

Il bambino desiderato che non arriva…

L’infertilità secondaria, di coppie che hanno già avuto bambino ma che a un dato momento della loro vita non riescono più ad averne, resta un argomento molto poco toccato nella nostra società. Essa resta nondimeno fonte di un grande dolore per le persone che ne sono affette. Le Scritture ci dicono che le vie di Dio superano la comprensione umana. Se numerosi racconti biblici raccontano la storia di coppie infertili che finiscono per generare figli, non si tratta di promesse individuali di fertilità: se la coppia deve conservare la speranza di un ultimo dono del Cielo, essa non deve attenderlo come una cambiale da riscuotere, bensì come una grazia. La genitorialità e il nostro stesso desiderio di figli restano sottomessi a Dio e alla sua missione.

…o che arriva a sorpresa!

Nel caso opposto, l’arrivo di un ultimo nato “a sorpresa”, non atteso dai genitori, ci ricorda che non siamo soli al comando della nostra esistenza, e che no, non possiamo controllare tutto, anticipare, decidere. Claire-Marie ci confida:

Non vogliamo altri figli. Essendo ancora giovane, so che la strada fino alla menopausa sarà lunga, ed essendo molto fertile questo mi spaventa un po’. Alle volte i nostri piani non sono quelli di Dio.

In questo caso, può essere buono e rassicurante ricordarsi questa frase di Cristo:

Ecco perché vi dico: «Non preoccupatevi della vostra vita, di cosa mangerete, o del vostro corpo, di cosa lo vestirete. La vita non vale forse più del cibo, e il corpo più dei vestiti? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, non accumulano nei granai eppure il vostro Padre celeste li nutre. E voi non valete molto più di loro?

Mt 6,24-34

Quando l’ultimo nato è argomento di discussione coniugale

Se per alcuni il desiderio di un ultimo nato non solleva l’ombra di un dubbio, ciò non sempre vale per il coniuge. Come fare in caso di disaccordo? È possibile fare una lista – in due – delle ragioni di ciascuno dei due. Questo supporto scritto permetterà poi di avviare una conversazione e di progredire insieme nella riflessione. Pregare, deporre queste domande davanti al Signore. Discutere con degli amici che hanno un bambino più di noi, domandare della loro esperienza, la loro testimonianza: come hanno vissuto loro l’arrivo dell’ultimo nato?


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Una moglie ha convinto il marito ad avere un altro bambino con un argomento tanto breve quanto efficace: «Tu amerai questo figlio a prima vista, mentre a me mancherà per tutta la vita». Il parere del coniuge comunque non va minimizzato: l’accoglienza del nuovo figlio si fa in due e non si aspetta un bambino per possederlo, né per colmare vuoti affettivi. L’idea che questo neonato diventerà poi un bambino, un adolescente, un adulto, non deve essere dimenticata: non si aspetta solo un neonato, ma una persona intera, un nuovo membro della famiglia.

Quando la famiglia sembra al completo

«Abbiamo avuto tre bambini in meno di tre anni, abbiamo sempre pensato di averne cinque o sei… ma ora siamo tutti e due sfiniti», confida Sophie:

Sembra che la nostra famiglia sia al completo. Del resto, ho venduto tutta la roba di puericultura e i miei vestiti da gravidanza, e senza alcun rimorso.

Questo è pure il caso di Hortense, anch’ella assai affaticata:

Quando arrivi al burn-out materiale, perché per lunghi anni non dormi, ed è in gioco la tua salute mentale o fisica, è chiaro che un altro figlio non è ragionevole. Abbiamo trovato il nostro equilibrio famigliare. Ho bisogno che le figlie crescano e che ritroviamo una parvenza di libertà!

Questo senso di “libertà”, agognato da numerosi genitori, si fonda sull’idea che in un dato momento la pace famigliare sembra essere arrivata: la famiglia sembra appagarci e allora il periodo delle nanne, delle notti in bianco e dei giorni a gravitare attorno al neonato sembra terminato… almeno per il momento!


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C’è [in Francia] un proverbio popolare che scatenerà forse dei tic in alcuni genitori: «Nella misura del possibile, il numero ideale di figli è il numero che si desidera… più uno». Non si dovrebbe poi dimenticare che la maternità non finisce coi tre anni di un figlio. Accettare che il nostro ultimo nato sia davvero l’ultimo non significa vestire il lutto alle proprie maternità e paternità. Una madre e un padre sono fecondi per tutto il corso dell’esistenza dei figli: sono lì per accompagnarli, aiutarli a crescere e a muovere i primi passi… per tutta la loro esistenza. Alexandra ne dà testimonianza ridendo:

Madre di quattro figli ma a mia volta ultimogenita di mia madre, che ancora mi chiama “la mia piccolina”! Restiamo sempre dei bambini agli occhi dei nostri genitori.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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