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Credi che Dio ti guardi commosso?

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 20/07/20

Sarà vero tutto ciò che ascolto, tutte le minacce di un futuro incerto? Quando le mie sicurezze crollano, come in questo periodo di pandemia, tutto trema

Voglio guardare il Dio della mia vita. Quel Dio misericordioso che amo: “Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca. Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche… Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio… Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, volgiti a me e abbi pietà”.

Quel Dio buono mi guarda commosso. Mi cerca, mi ama, è clemente e compassionevole. Credo nella sua misericordia perché l’ho toccata nella mia carne, nella mia ferita. So che non lo scopro sempre dentro di me, quando sono arido, quando sono perduto, o il dolore o la paura mi tolgono la pace.

È per questo che queste parole mi esortano a scandagliare il mio cuore cercando la sua verità, la verità del suo amore che viene a cercarmi lungo le strade: “Lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio”.

Lo Spirito mi illumina e mi aiuta a capire i passi da compiere. Non voglio vivere all’oscuro in tempi oscuri. Non voglio vivere senza pace in tempi di guerra. Non voglio trascinarmi per la vita senza speranza in epoca di sospetti.

A volte posso sentire di essere perduto, di non trovare luce dentro di me, né in quello che ascolto, né in ciò che vedo. In quei momenti di sfiducia posso cadere nel dubbio e nella paura. Sarà vero tutto ciò che ascolto, tutte le minacce di un futuro incerto? Quando le mie sicurezze crollano, come in quest’epoca di pandemia, tutto trema.

Tempi di penuria, di dubbi, di insicurezze. Sarà falso tutto ciò che vivo, tutto quello che amo, tutto quello che provo? Mi sento ferito in questo tempo in cui padre Kentenich viene messo in discussione circa la sua verità, la sua integrità, il suo valore, la sua missione, il suo carisma.

Vedo come queste critiche cercano di indebolire la mia fiducia, di turbare la mia speranza, di spegnere il fuoco del mio amore e della mia dedizione. Oggi più che mai producono eco nella mia anima le parole di padre Kentenich: “Dio lascia tutto all’oscuro. Ha bisogno di figli che diano la mano al padre nel loro cammino nell’oscurità, figli della Provvidenza!” [1]

Tutto diventa oscuro intorno a me e la fiducia trema. E forse mi sento debole nella mia fede. Io, che ho creduto. Che ho avuto fede perché ho visto Dio camminare in gesti umani. Non me lo hanno raccontato, l’ho visto. Non ho visto la perfezione nella carne, non esiste. Non ho contemplato la forza senza limiti, senza spazio per la debolezza.

In tempi confusi l’anima si confonde. Quando cadono tutti i pilastri che sostengono la mia vita, l’anima mi fa male dentro. In mezzo alla pandemia vedo la fragilità della mia salute, l’insicurezza economica in cui mi muovo, l’improbabilità di tutti i miei progetti.

Cosa mi resta per sostenere i miei passi? La fede in quel Dio misericordioso che non scende dalla mia barca e non mi lascia solo. Continuo a credere come un naufrago nella sicurezza di una terraferma alla fine dei mari. Continuo a credere in quel Padre che mi ha lasciato un carisma come eredità eterna. Continuo a credere nel potere infinito dei legami umani, che trascendono le frontiere della carne radicandomi in cielo.

Continuo a credere nell’affidabilità della vita di un fondatore che amo e che seguo. Tutto trema nella notte oscura dell’anima, e le voci dure e stridenti mi tormentano. E allora alzo gli occhi verso quel Dio misericordioso che abita nella mia anima. Vedo la sua luce accesa che mi rende testimone della sua verità. Scandaglio il mio cuore alla ricerca di risposte.

E vedo segni che mi danno speranza. Come mi diceva giorni fa una persona parlando di questi tempi inquieti: “Ho visto che ho gettato pietre a persone che mi hanno donato solo amore, perdono e comprensione. Ho visto che mi rispondevano con affetto, ricambiando al male con il bene. Ho visto che Schoenstatt è Chiesa, ci sono gli stessi peccati e le stesse miserie. Ho visto la piccolezza degli strumenti e la grandezza di Dio”.

Queste parole mi commuovono. Non credo alla perfezione dei figli di Dio, ma alla loro povertà. Credo, questo sì, all’onestà delle persone. Non dubito di tutti. Non tremo di fronte all’incertezza delle verità che ignoro.

Non mi allontano giudicando senza conoscere tutto. Non do giudizi affrettati. Non cerco scuse né sotterfugi. Elevo lo sguardo al cielo, al Dio della misericordia che mi si è reso presente in volti umani che mi hanno riflesso tratti imperfetti di quel Dio perfetto che amo.

Non mi consumo nella paura di trovarmi in un errore, di vivere confuso. Continuo a credere nel potere di Maria che nel Santuario educa figli pieni di Dio, autonomi, capaci di legami profondi e veri. Non dubito degli errori possibili, dei difetti dell’anima. Non smetto di credere nel potere infinito dell’amore di Dio, che è capace di tirar fuori il meglio della mia vita. Ci credo.

[1] Suor Doria Schlickmann, Las luchas continúan, una vida al pie del volcán.

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