Sarà vero tutto ciò che ascolto, tutte le minacce di un futuro incerto? Quando le mie sicurezze crollano, come in questo periodo di pandemia, tutto trema
Voglio guardare il Dio della mia vita. Quel Dio misericordioso che amo: “Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca. Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche… Grande tu sei e compi meraviglie: tu solo sei Dio… Ma tu, Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, volgiti a me e abbi pietà”.
Quel Dio buono mi guarda commosso. Mi cerca, mi ama, è clemente e compassionevole. Credo nella sua misericordia perché l’ho toccata nella mia carne, nella mia ferita. So che non lo scopro sempre dentro di me, quando sono arido, quando sono perduto, o il dolore o la paura mi tolgono la pace.
È per questo che queste parole mi esortano a scandagliare il mio cuore cercando la sua verità, la verità del suo amore che viene a cercarmi lungo le strade: “Lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio”.
Lo Spirito mi illumina e mi aiuta a capire i passi da compiere. Non voglio vivere all’oscuro in tempi oscuri. Non voglio vivere senza pace in tempi di guerra. Non voglio trascinarmi per la vita senza speranza in epoca di sospetti.
A volte posso sentire di essere perduto, di non trovare luce dentro di me, né in quello che ascolto, né in ciò che vedo. In quei momenti di sfiducia posso cadere nel dubbio e nella paura. Sarà vero tutto ciò che ascolto, tutte le minacce di un futuro incerto? Quando le mie sicurezze crollano, come in quest’epoca di pandemia, tutto trema.
Tempi di penuria, di dubbi, di insicurezze. Sarà falso tutto ciò che vivo, tutto quello che amo, tutto quello che provo? Mi sento ferito in questo tempo in cui padre Kentenich viene messo in discussione circa la sua verità, la sua integrità, il suo valore, la sua missione, il suo carisma.
Vedo come queste critiche cercano di indebolire la mia fiducia, di turbare la mia speranza, di spegnere il fuoco del mio amore e della mia dedizione. Oggi più che mai producono eco nella mia anima le parole di padre Kentenich: “Dio lascia tutto all’oscuro. Ha bisogno di figli che diano la mano al padre nel loro cammino nell’oscurità, figli della Provvidenza!” [1]
Tutto diventa oscuro intorno a me e la fiducia trema. E forse mi sento debole nella mia fede. Io, che ho creduto. Che ho avuto fede perché ho visto Dio camminare in gesti umani. Non me lo hanno raccontato, l’ho visto. Non ho visto la perfezione nella carne, non esiste. Non ho contemplato la forza senza limiti, senza spazio per la debolezza.
In tempi confusi l’anima si confonde. Quando cadono tutti i pilastri che sostengono la mia vita, l’anima mi fa male dentro. In mezzo alla pandemia vedo la fragilità della mia salute, l’insicurezza economica in cui mi muovo, l’improbabilità di tutti i miei progetti.