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Cosa accadrà ai mosaici di Santa Sofia?

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Bérengère Dommaigné - pubblicato il 20/07/20

Il Consiglio di Stato turco ha revocato la decisione governativa del 1934 che rendeva Santa Sofia un museo. Il Presidente Erdogan ha annunciato che tornerà ad essere una moschea, e che le prime preghiere avranno luogo il 24 luglio

Nel corso dei secoli, la basilica bizantina di Santa Sofia è stata decorata squisitamente. Tutte le volte e le cupole, oltre ad alcune pareti, sono state coperte di mosaici su fondo d’oro, con rappresentazioni della Vergine Maria, di Gesù, santi, angeli e anche imperatori e imperatrici, nonché motivi vegetali e geometrici in stile puramente decorativo.

Queste decorazioni sono state modificate nel corso della storia della basilica, diventata poi moschea e quindi museo. Oggi vi si conservano comunque alcuni mosaici cristiani ammirati da milioni di turisti.

Ora che il luogo tornerà ad essere un centro di culto musulmano in cui si celebreranno le cinque preghiere quotidiane, cosa accadrà ai mosaici cristiani, visto che l’islam rifiuta qualsiasi rappresentazione umana?

Il 14 luglio, l’autorità turca per gli Affari Religiosi, Diyanet, ha fornito alcuni chiarimenti sulle future misure al riguardo, annunciando l’intenzione di nascondere le icone nei periodi dedicati alla preghiera musulmana: “Le icone cristiane dovranno essere nascoste da teli e altri mezzi appropriati”.

Diyanet ha anche fatto riferimento a delle tecniche di illuminazione per mettere in ombra le icone durante i momenti di preghiera. Omer Celik, portavoce del partito turco AK Party, ha precisato che “i mosaici dell’emblematica basilica di Santa Sofia di Istanbul saranno coperti con teli o laser durante le preghiere musulmane, ma rimarranno visibili ai visitatori negli orari autorizzati”, e le visite diventeranno gratuite.

Il Cristo Pantocrator del mosaico della Deesis (XIII secolo) situato nella basilica di Santa Sofia a Istanbul (Turchia).

Patrimonio Mondiale dell’UNESCO

Santa Sofia, notevole opera architettonica costruita nel IV secolo e poi nel VI dai Bizantini, che vi incoronavano i loro imperatori, è stato classificato come Patrimonio Mondiale dall’UNESCO. È anche il monumento più visitato della Turchia, con circa 3,8 milioni di visitatori nel 2019.

Dopo le preoccupazioni espresse dall’UNESCO e da numerosi Paesi dopo l’annuncio della sua riassegnazione a moschea, il Ministro degli Esteri turco, che non ha gradito le proteste, ha rivolto un appello alla calma.

“Santa Sofia è una questione interna e nessun Paese può interferire nelle questioni relative alla sovranità della Turchia, (…) ma la Turchia è sensibile alla protezione del suo carattere storico. Dobbiamo proteggere il patrimonio dei nostri antenati”, ha affermato. “Santa Sofia continuerà ad abbracciare tutti con il suo nuovo status, preservando il patrimonio culturale comune dell’umanità”.

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