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Che fare se non ho superato una situazione?

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 18/07/20

Emergono facilmente rabbia, grida e parole fuori luogo...

Spesso mi spavento di fronte ai sentimenti che credevo di aver superato, o scoprendo sotto la pelle paure inconfessabili, o ancora percependo passioni travolgenti che credevo controllate. Non era tutto educato in me? Educare significa reprimere ciò che non mi piace di me stesso, quello che semplicemente non accetto, o è qualcosa di più?

Ricordo in un’occasione un seminarista ordinato diacono che si congedava dal seminario. Andandosene ha commentato: “L’educazione con me non ha funzionato”. Mi ha fatto pensare. Dopo tanti anni di cammino, dopo tutto quello che ho vissuto, dopo essermi lasciato educare da Dio, dai miei formatori, dai miei fratelli, mi sento una persona educata?

Mi fa male fermarmi a osservare la mia ira, la mia rabbia, quel sentimento oscuro che pensavo non esistesse dentro di me. Mi vedo mite al di fuori, ma dentro mi rendo conto di non esserlo. Emergono facilmente rabbia, grida, parole fuori luogo. Nella mia autoeducazione sarà tutto sbagliato? Ho fallito nell’intento? Sono solo l’uomo raffinato ed educato che voglio mostrare al di fuori, che ha tutto sotto controllo, come quando vado a far visita a qualcuno? O sono anche l’altro, pieno di impulsi ingovernabili, che trabocca di sentimenti difficili da contenere?

Educare è molto più che reprimere. Quanto spesso ho visto persone apparentemente miti confessare di avere improvvisi accessi d’ira! Esagerano? Non credo. Sicuramente sotto la loro calma apparente c’è un mare in rivolta di emozioni, un mondo interiore pieno di fuoco. E scoppia quando calano le barriere che cercano di contenere il mare.

Non voglio semplicemente annegare i miei sentimenti più profondi. Leggevo giorni fa: “Le emozioni, soprattutto quando non vengono ascoltate ed educate, hanno la caratteristica peculiare di favorire una reazione esagerata rispetto al fatto originario. Quando una reazione è sproporzionata, è segno che la sua causa era fondamentalmente interiore, che sta emergendo qualcosa di molto personale, scatenato da una causa occasionale, in genere irrilevante. Una reazione esagerata (e chi osserva da fuori se ne rende facilmente conto) indica che c’è qualcosa di irrisolto che si annida all’interno, come una polveriera pronta a scoppiare: basta un fiammifero insignificante perché si verifichi il disastro!”

Guardo quello che dentro di me non è ancora superato. Ci sono emozioni che derivano da rancori custoditi nell’anima. Sento che il perdono non è riuscito. Continuo a non perdonare, e la ferita provoca emozioni che traboccano.

Devo essere un osservatore paziente della ma anima. Scoprire le correnti interiori che scorrono sotto la pelle. Non negarle, non ignorarle. Devo solo essere consapevole di quello che provo, accettarlo e offirlo a Dio. Non lo nego, non lo tappo con le mani come se non esistesse. Non voglio dimenticarlo, perché quando lo guardo meno acquisisce più forza.

“Tutta la creazione geme ed è in travaglio”. Anch’io gemo dentro. Non tutto è ordinato dentro di me so che in cielo sarà diverso, ma ora il mio peccato fa nascere dentro di me sentimenti che mi destabilizzano, mi spaventano, mi infastidiscono. Non li ignoro, ma non mi spavento nemmeno.

Non sono una persona senza soluzione. Dio mi ama come sono, anche con il vulcano che ho nell’anima. Anche quell’io che pochi conoscono. Dio conosce tutta la mia verità, tutti i miei sfoghi, tutte le mie negazioni e le mie paure. Ha guardato la mia anima con sguardo compassionevole e mi ricorda che sono più di quello che sento, più di quello che non mi piace di me e che affiora in superficie nei giorni tempestosi. Mi guarda con pazienza. Mi ama profondamente.

Non voglio negare quello che vedo in me. Lo offro a Dio perché mi calmi e faccia nascere il perdono con la pace nel più profondo della mia anima. Riconosco che l’educazione di Dio in me non è finita. Non finirà finché non varcherò la porta del cielo, finché non esalerò il mio ultimo respiro e sentirò di aver dato tutto.

Il mio cuore che ama fino all’estremo non conosce misure ragionevoli e prudenti. Ha la forza interiore dei vulcani, la velocità terribile dei venti. Cerca Dio nascosto nella mia anima e in quella di tanti, e percorre le vie mano nella Sua mano, calmo sul suo petto.

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