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Cosa ti resta dopo aver spiato le contraddizioni e cadute degli altri?

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Sunny studio | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 17/07/20

Alla schiavitù delle dita puntate contro, Gesù offre lo sguardo della misericordia: chi usa il cuore compie le regole, ma lo fa in una maniera umana e non condannando.

In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano.
Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato».
Ed egli rispose: «Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni?
Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti?
O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa?
Ora io vi dico che qui c’è qualcosa più grande del tempio.
Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa.
Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato». (Mt 12,1-8)

“In quel tempo Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le mangiavano”. È abbastanza evidente che quello che i discepoli fanno di giorni di sabato è vietato, e questo ovviamente comporta una immediata reazione da parte dei guardiani delle regole: “Ciò vedendo, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato»”. I guardiani delle regole sono quelli che passano il tempo a spiare la vita negli altri per coglierne subito incongruenze, contraddizioni e cadute. Essi sono convinti che tutta la verità della vita è nelle regole e che bisogna passare il tempo a fare i conti con esse.

Questi guardiani ce li portiamo dentro tutti, e molto spesso proprio per questo continuiamo ad avere un atteggiamento giudicante nei confronti degli altri, e a volte anche nei confronti di noi stessi. Gesù parla a questo lato della nostra vita e smonta la sua logica apparentemente così stringente: “Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame insieme ai suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi compagni, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c’è qualcosa più grande del tempio”. Il vero problema però è un altro: bisogna cambiare modo di ragionare: “Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa”. Ci si libera dallo schema giudicante quando si comprende che Dio non ci domanda il sacrificio delle regole ma un cuore che funziona. Infatti non è detto che chi segue le regole usi anche il cuore, ma è sicuro che chi usa il cuore compie le regole, ma lo fa in una maniera umana e non condannando. In fondo il cuore che funziona è il compimento di ogni Legge.

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