L’iter di San Camillo de Lellis, dagli abissi della miseria umana alle vette della misericordia divinaSan Camillo de Lellis, fondatore dell’Ordine dei Ministri degli Infermi, è il patrono dei malati, dei professionisti del settore sanitario e degli ospedali. Ben prima della creazione della Croce Rossa, i religiosi del suo ordine, noti come Camilliani, divennero apostoli della carità di Cristo in uno degli scenari più angoscianti dell’esistenza umana in questo mondo: quello della malattia.
Dai traumi al vizio
Camillo nacque nel 1550 a Bucchianico. A 17 anni aderì volonariamente all’esercito veneziano, e insieme alle truppe testimoniò il dramma dei malati che agonizzavano di fronte alle malattie più varie e devastanti. Egli stesso iniziò a convivere in quel periodo con una dolorosa ulcera al piede, che lo avrebbe accompagnato fino all’ultimo giorno della sua vita. Come se non bastasse, perse anche il padre. La sua vita cambiò allora drasticamente e si diede ai piaceri mondani, incluso il gioco d’azzardo, dal quale divenne dipendente.
Senza denaro né salute, non trovava un luogo in cui curarsi. Partì per Roma per chiedere soccorso all’Ospedale San Giacomo, e non avendo soldi si offrì di lavorare come inserviente e infermiere. Non appena la ferita fu cicatrizzata, tornò a unirsi all’esercito per combattere contro i Turchi ottomani, che all’epoca stava cercando di espandersi verso l’Europa occidentale.
Recupero e ricaduta ancor peggiore
A 23 anni, quando si era già quasi ripreso a livello economico, Camillo ricadde nei vizi mondani e giocò fino a perdere tutto. Tornò a Napoli e promise di diventare religioso francescano, voto che aveva già dimenticato l’anno successivo, quando era nuovamente immerso nel gioco d’azzardo.
Il gioco e l’alcool erano vizi che lo abbattevano con una forza brutale. In miseria, Camillo partì per Venezia. Freddo, fame e indigenza non avendo neanche un tetto per dormire non bastavano ad allontanarlo dal vizio, e in un’altra delle sue tante sconfitte al gioco dovette pagare con la sua stessa camicia.
Dagli abissi della miseria alle vette della misericordia
Dopo aver vagato per le vie del mondo, Camillo trovò ospitalità nel convento dei Cappuccini, dove iniziò a convertirsi davvero.
Le prediche trasformarono a poco a poco il suo cuore, fino a portarlo a riconoscersi peccatore urgentemente bisognoso della misericordia di Dio. Entrò nell’Ordine dei Cappuccini, ma non poté fare la professione di voti religiosi a causa della malattia alla gamba. Si dedicò allora a curare i malati nell’ospedale di San Giacomo, diventandone sovrintendente.
Colpito dalle dolorose necessità del prossimo, Camillo fondò un’associazione di persone disposte a consacrarsi per carità al servizio dei malati. A 32 anni tornò a studiare sotto l’accompagnamento di San Filippo Neri, e a 34 poté finalmente ricevere l’ordine sacro diventando sacerdote.
L’Ordine dei Ministri degli Infermi
Da allora, padre Camillo avviò l’Ordine dei Ministri degli Infermi insieme a due compagni che si prendevano ogni giorno cura dei malati presso l’Ospedale dello Spirito Santo. La sua motivazione derivava dal fatto di vedere in loro Cristo stesso. Oltre a curarli nella dimensione fisica, cercava anche di avvicinarli ai sacramenti, prendendosi così cura della loro anima.
Col tempo, il servizio dell’ordine si estese. I Camilliani assunsero la missione di aiutare i prigionieri malati e i convalescenti in case individuali. San Camillo inviò anche dei religiosi con le truppe dell’esercito per assistere i soldati feriti.
Molti religiosi morirono nel compimento di questa missione, alcuni anche per la peste. Nonostante questo, San Camillo e i suoi confratelli portarono avanti eroicamente il loro operato, che dura ancora oggi. I Camilliani hanno fondato e mantengono molti ospedali in vari Paesi, anche in zone nelle quali senza di loro l’assistenza sanitaria dei più poveri sarebbe gravemente compromessa, quando non del tutto inesistente.
Finalmente, il riposo nella Casa del Padre
Il santo dei malati ha sempre sofferto di forti dolori alla gamba e al piede, e poco prima di morire le nausee quasi gli impedivano di mangiare. Nonostante questo, continuava a preoccuparsi dei bisognosi. Nel 1607 rinunciò alla direzione dell’ordine. Il 14 luglio 1614, a 64 anni, partì per il riposo eterno nella Casa del Padre.
Papa Leone XIII lo ha proclamato patrono dei malati insieme a San Giovanni di Dio. Pio XI lo ha dichiarato patrono anche delle associazioni dedicate ai malati.