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Mi spaventa l’idea di non avere la vita che avevo prima della pandemia

RELIGIJNOŚĆ PO PANDEMII

Pra Chid | Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 14/07/20

“Un'altra parte cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi intenda”

“Devo accettare la mia verità, quello che sono davvero, per lasciar entrare Dio nel profondo. Perché Dio agisce sempre nella verità”.

Com’è possibile che dall’aridità del deserto possa derivare la vita che feconda i boschi? È come se la nube di polvere che viene del Sahara fecondasse l’Amazzonia.

Leggevo giorni fa quanto ha spiegato Luis Ladino, ricercatore titolare del Centro di Scienze dell’Atmosfera dell’Università Nazionale Autonoma di Città del Messico: “La polvere del Sahara arriva in Amazzonia. I venti dell’Orinoco trascinano questa polvere e la portano nel continente”. Lo scienziato spiega che i minerali della polvere del Sahara funzionano come nutrienti per i terreni che li hanno persi a seguito di una pratica eccessiva dell’agricoltura, come anche per gli oceani: “(La polvere) porta ferro, importante per il fitoplancton”. La polvere del deserto dà vita perché apporta molti minerali. Mi colpisce come funziona la natura. L’impossibile diventa possibile.

Sento dire nel salmo che il seme è caduto sulla terra buona e ha dato frutto. Mi preoccupo costantemente di irrigare il mio giardino perché abbia vita. Cerco di curare le piante che ne hanno più bisogno. Cerco di far sì che i frutteti diano frutti migliori. Mi angosciano le malattie che affliggono gli alberi senza che io possa fare nulla per impedirlo. Mi fa male se non piove abbastanza e se il sole è troppo forte. Mi spaventa quella natura che sfugge al mio controllo. E Dio nella natura fa sì che l’Amazzonia si rinnovi con la polvere del deserto. Sembra magia.

Oggi ci preoccupa tanto il danno che l’uomo fa alla natura, ed è vero. La natura è saggia. Ha i suoi ritmi e le sue vie per dare vita. Il seme cade nella terra fertile e dà frutto. Mi colpisce. Dio agisce come vuole, dove e quando vuole.

Penso allora alla mia vita, alla mia anima che spesso è un deserto. Mi fa male l’aridità di tutto ciò che vivo. Vorrei che nel mio cuore ci fossero fiumi e pozzi. Mi piacerebbe che sorgessero orti e alberi. Voglio essere fecondo, terra feconda. Ma anche così il fenomeno del Sahara mi mostra che il mio deserto può dare vita.

L’aridità della mia polvere, della mia terra arida, può fecondare altre vite. Non lo capisco molto bene, ma so che Dio può trarre fichi da sotto le pietre. Può trarre vita dalla morte e abbondanza dalla fame. Questo mi consola.

E spesso vedo la mia vita sterile, il deserto dei miei vincoli, la solitudine della mia anima, e penso che non sia possibile, che non ne uscirà vita. Ma sbaglio, perché per Dio nulla è impossibile. La polvere percorre migliaia di chilometri dal deserto per compiere la sua missione. L’attesa è lunga, ma la polvere e i suoi minerali arrivano alla meta. Mi piace.

La pazienza è tipica del giardiniere, di chi cura la terra feconda. Penso al deserto di questo periodo che vivo. Un deserto di pandemia in cui tante cose buone e possibili restano incompuiute. Un deserto in cui la vita non sembra andare da nessuna parte.

E ho paura. Mi spaventa la solitudine del deserto, la sabbia arida. Mi spaventa l’idea di non avere la vita che avevo prima e il fatto di pensare che per questo motivo questo periodo possa essere sterile. È tutto il contrario.

Nel deserto di questo periodo in cui vivo confinato, Dio mi rende fecondo per molti. Dimentico qualcosa che vivo ogni giorno nel santuario. Lì offro la mia vita nelle mani di Maria come mio capitale di grazie, e vedo come la mia offerta dia frutto in cuori che non conosco. Mi piace questo sguardo positivo su questo periodo. Offro le mie rinunce, i miei sacrifici, le mie solitudini, i miei progetti cancellati, le mie illusioni perdute, le mie sfide rimandate.

Le mie mete tanto lontane dai miei passi. E in mezzo a questo deserto, Dio parla al mio cuore, e mi dice che tutto questo darà vita senza che io lo veda, senza che io lo sappia. Sarà come una nuvola di polvere che porta fecondità nel silenzio.

La fecondità all’interno della mia anima non dipende solo da me. Posso sforzarmi, posso lottare e compiere dei passi, ma è Dio che mi regala una fecondità che non è mia. In questo periodo più che mai valorizzo la rinuncia che non posso evitare. Valorizzo la morte che non posso eludere. E la sofferenza che vorrei lasciare per un altro momento.

Valorizzo il fatto di non poter uscire e fare ciò che desidero. È la mia offerta silenziosa e volontaria. Come quella polvere che feconda la natura senza fare rumore. Quel miracolo mi parla di quello che è questo tempo per me, per molti che non conosco. Sto gettando semi di eternità, ed è questo che conta davvero.

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