Il dottor José María Simón Castellví, presidente emerito della Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Cattoliche (FIAMC)
Dopo mesi della pandemia provocata dal nuovo coronavirus, in fase di regressione in alcune parti del mondo e in peggioramento in altre, il dottor José María Simón Castellví, presidente emerito della Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Cattoliche (FIAMC), ha raccolto le lezioni che ogni credente può trarre.

1 Accettare la propria fragilità
La prima lezione sottolineata dal dottor Simón “è molto evidente, anche se non sembra che vogliamo assumerla completamente: l’essere umano è fragile e mortale”.
Secondo il medico, questa situazione “dovrebbe portare tutti noi a riflettere di più sulla propria morte e sul senso della vita. Questa è un dono che dobbiamo far fruttare. Non viviamo per niente, né moriamo per niente. È auspicabile che il giorno della nostra morte possiamo presentare qualche ‘attivo’”.
2 Preparare l'incontro con Dio
In secondo luogo, invita a “essere sempre pronti per andarcene da questo mondo in pace e grazia. Quanto alla nostra fragilità, la sua esistenza è così ovvia che anche chi scoppia di salute, si aspetta una lunga vita e domina sugli altri come un dio un giorno non potrà alzarsi e lo sa”.
“La fragilità attira a Dio, e le opere di misericordia che tutti dovremmo compiere spesso – insieme alla missione dei sanitari, anch’essa una missione dell’Altissimo – attenuano la sofferenza altrui”.
3 Offrire atti di carità
Il medico prosegue raccomandando “di questi tempi una visita (se sono permesse) a un anziano solo, una telefonata, un buon consiglio, una scatola di cioccolatini o dei fiori”.
Questi gesti, sottolinea, “possono riparare in parte alla solitudine di chi è nelle prigioni della malattia o della vecchiaia. Queste condizioni sono quelle che Dio affida quotidianamente per passare da questo mondo all’altro”.